Il genere umano si divide in due categorie: quelli che sono
in grado di fare la valigia e… la sottoscritta.
Ci sono i PROFESSIONISTI
DELLA VALIGIA: persone (?) in grado di utilizzare ogni più minuscolo
pertugio che riescono a infilare in un bagaglio a mano - piccolo per giunta - cambi
di abiti per 15 giorni con temperature variabili dai +30° ai -20°, 4 volumi della Treccani e 4 volumi della Garzantina
(perché informarsi bene ma un confronto filologico è sempre meglio), 1 computer
e un’iPad (completi di server e router, naturalmente) e la torta di mele della
nonna. Il tutto meticolosamente diviso
in ordine cromatico.
Ci sono gli SPERANZOSI
DELLA VALIGIA: sono quegli eroi che scelgono cose a caso e se tanto si
dimenticano qualcosa, la comprano in loco.
E poi ci sono IO che, anche se mi sto per imbarcare per New York, ho il terrore di non trovare un
negozio che venda calze e mutande.
Questo dramma si è manifestato nella mia primissima infanzia
quando si trattava di rimettere i giochi nelle loro scatole: non c’è stato mai
verso di riuscire nell’impresa.
Il problema è proseguito durante gli anni scolastici quando
dovevo incastrare libri dalle forme più
disparate in una cartella o in una borsa (alla fine li lasciavo a scuola).
La sciagura si è concretizzata negli ultimi anni, in
particolare da quando mi trovo costretta a inserire dei capi di abbigliamento in
uno spazio decisamente troppo ristretto.
Normalmente mi limito a tirare fuori tutto quello che vorrei
mettere in valigia e invocare l’aiuto del Santo Rubik, che si manifesta
solitamente con le fattezze di mio marito che, da buon ingegnere qual è, pone
fine alla tragedia essendo lui un Professionista della Valigia.
Ma questa volta, non potendo contare sul suo aiuto, ho
deciso di affrontare la cosa in maniera scientifica: ho preparato un fantastico
foglio Excel in cui ho scrupolosamente inserito tutti i capi di abbigliamento e
tutte le calzature che voglio portare con me (computer, libri e beauty sono un
capitolo a parte, naturalmente).
Il programma non fa una grinza: sto via 7 giorni quindi ho
bisogno di 7 outfit diurni, 3 outfit serali, 4 outfit da concerto, doppi cambi calze,
mutande e biancheria varia (sì, ogni
volta che devo andare a un qualsiasi concerto, non so per quale motivo, compro una quantità di mutande che potrebbe bastare ad
almeno quattro nazionali di softball) e almeno 2 cambi completi perché nonsisamai!
Certo, la riuscita del piano è lievemente inficiata dal
fatto che hai cominciato a fare shopping pro tour esattamente quando sono
uscite le date. In 6 mesi hai accumulato una quantità di magliette, felpe,
jeans e abiti che potrebbero tranquillamente vestire te e tutta la band per le
37 date in programma, anche facendo dei cambi tattici durante lo show.
Alla fine però mi sento pronta, è tutto calcolato! Non posso
fallire!
E INVECE NO!
Questa stramaledetta valigia non vuole assolutamente saperne
di chiudersi. Nonostante Mr. Sminchio mi abbia offerto il suo generoso aiuto,
le cerniere non si avvicinano minimamente. Anzi, sembrano due rette parallele che non si incontreranno MAI!
Eppure ho già eliminato 1 paio di scarpe, alcune calze, 1
poncho e 1 costume da bagno, cancellando in tal modo almeno 7 delle 153 righe
presenti nel mio foglio Excel.
La guardo. La fisso. Le parlo. Cerco di muoverla a compassione.
E poi, finalmente, capisco.
Il problema non sono
io: è lei.
È semplicemente troppo piccola.
Questa è la conferma della seconda legge della fisica molkiana: la
grandezza di una valigia è inversamente proporzionale all’altezza del suo
proprietario.
E mentre mi appresto a comprare un nuovo e più capiente
bagaglio, nella mia testa risuona prepotente una frase:
doveminchiasitrovaAarhus?
#besttocome
😂😂😂😂lui deve leggere questo Blog.....bisogna!!!!
RispondiElimina😂😂😂😂lui deve leggere questo Blog.....bisogna!!!!
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