Welcome Back Placebo!
Copenaghen, 14 ottobre 2016

Aarhus, la terra della mestizia - รˆ un giorno di concerto davvero molto strano. Di solito hai l’adrenalina a mille, sei nervosa e felice, le aspettative sono alle stelle e prendi amorevolmente in giro il tuo cucciolo di cantante.

Oggi invece non รจ cosรฌ: non hai praticamente chiuso occhio per la preoccupazione, alle 5 eri in piedi a lavarti i capelli e a farti una messa in piega degna di Aldo Coppola (incurante del fatto che fuori tira un vento che in confronto la bora triestina รจ una lieve brezzolina), hai addirittura sfatto e rifatto la valigia piegando meticolosamente tutti i calzini.

L’atmosfera a colazione รจ tesa e stipi scorte di cibo nelle guance perchรฉ non sai ancora se e quando ti nutrirai di nuovo. In uno sprazzo di luciditร  ti rendi conto che 12 uova forse non sono indicatissime per chi ha problemi di pressione ma tant’รจ…

Armata di valigione, zaino, borsa e un talismano sotto forma di balsamo per le labbra al gusto di passion fruit (che non รจ proprio un passion flower ma ti fa sentire piรน vicina al tuo cantante lo stesso. Stai perdendo la brocca in modo consapevole, รจ evidente!), ti imbarchi sul tuo primo volo a elica per Copenaghen.

E POI SUCCEDE IL MIRACOLO: un’anima buona spoilera che il concerto ci sarร ! รˆ un attimo, gli occhi a cuore e i battiti accelerati, un sorriso ebete al vicino di posto che ti offre anche del succo d’arancia perchรฉ crede che tu abbia paura dell’aereo. MA CHE PAURA? Potrei volare senza bisogno di mezzi!

Copenaghen, la terra della speranza – berciando come una gallina con la tua socia arrivi all’albergo senza nemmeno perderti una volta (potere di Molko, vieni a me!) e, una volta in camera, ti accorgi di aver perso il cappello che hai comprato ieri. Pazienza in fondo รจ un ben misero obolo da pagare per la felicitร  che ti pervade! (Ci sono sempre 6 gradi e una bora che porterebbe via Platinette nei suoi giorni migliori, ricordatelo…)

La giornata passa, tra code e freddo. A un certo punto ti rendi conto che non hai perso solo il cappello ma ti manca anche IL PASSAPORTO. E niente, non hai scuse, l’hai lasciato sull’aereo. In preda all’amore cosmico hai letteralemente perso la tua identitร . Ma ci penserai domani a come recuperarlo.

VEGA (discoteca in zona malfamanta di Copenaghen), ore 19, apertura porte – E basta, alla fine sei dentro. Seconda fila, lato B. Perfetto!
Cominciano i Mirror Trap, sono bravi, come al solito! Tengono bene il palco, sono divertenti, Gary canta bene e scherza con tutti. Sono un po’ i nostri cuccioli alla fine, quindi ti sgoli come se un fan sudamericano di Laura Pausini (dell’affair “carota” mi rifiuto di parlare finchรฉ non vedrรฒ un’evoluzione ortofrutticola nelle prossime date).

Ok, finito, bravi bravi, ma ora la cosa si fa seria. 
Hai una tensione addosso che se qualcuno ti sfiora per sbaglio, finisci con un salto appiccicata al soffitto. E hai il vago sospetto che non si possano fare foto!



Parte in video di Every You Every Me (Bitch Version) a tutta parete e, anche se รจ sempre un bel vedere osservare un giovane Molko che si trucca e si siede sul cesso, maturi la certezza che una delle tue preferite non la faranno. Pazienza. Altro video, altro regalo: presentazione del ventennale che gira su YouTube da mesi. Mmmmmmm…. Concerto altrenativo fatto solo da video? Non scherziamo su!

BAND: Parte Pure Morning.
TU: Sospiro di sollievo.
BAND: Entrano tutti, lui no.
TU: Iperventilazione.
BAND: Molko arriva.
TU: Riso isterico.

E via che si parte. 21 canzoni a diritto, senza mai fermarsi. Cambi chitarra che al confronto i pit stop della formula 1 sono gestiti da un branco di bradipi (ti aspetti che da un momenti all’altro Brian lanci un grido di battaglia del tipo: “Brandon lanciami i componenti!”).



Pure Morning e Loud Like Love filano via lisce come l’olio e lui alla fine tira un sospirone come a dire “Ok, queste sono andate” che ti stringe il cuore e le budella. La tanto denigrata Jesus’ Son fa urlare tutti su quel “Here I COOOOOOOOOOME”. Brian respira tanto, a fondo, come a calmarsi. Che ti viene quasi voglia di carezzargli la testa e dirgli: “Tranquillo, sta andando tutto benissimo”.
Lazarus รจ un colpo (perchรฉ invece Soulmates e Special Needs non ti hanno fatto nessun effetto, no no!), e ci sta anche stemperare la tensione con TMF, che comunque canti come se fosse un capolavoro della discografia mondiale!
Poi, senza dire una parola, Brian esce.

CHECAZZOSUCCEDE? (dire che la tensione non si รจ sciolta รจ come dire che l’iceberg del Titanic era un Polaretto). Niente, non succede niente: solo pausa sigaretta, o pipรฌ chi lo sa e si prosegue con 20 Years.

E POI LA BOTTA VERA… YOU KNOW: e lo so, versione giร  sentita, giร  vista e bla bla bla. Ma io Molko cantare digrignando cosรฌ i denti non l’avevo mai visto. Come se stesse reprimendo una rabbia profonda, come se volesse mangiarsi le parole e il loro significato prima di risputartele addosso, ripulite per non farti male. Ho pianto. Ok, lo confesso. Ho pianto come un vitello.


Il resto della set list mi รจ un po’ confuso: ricordo una splendida 36 Degrees e una Lady Of The Flowers (che non รจ tra le mie preferite), molto sofferta. Ricordo che l’unico sorriso ce l’ha regalato sulla sola canzone su cui non me lo aspettavo: Nancy Boy. Ricordo e che abbiamo tutti un po’ lacrimato di commozione su Wihout You I’m Nothing quando osservava le immagini di Bowie che scorrevano sul monitor scuotendo la testa. Ricordo che quando รจ finito ho pensato: ancora, ne voglio ancora.

FUORI DAL VEGA, ore 23 – comincia il solito post gig: paura e delirio, isteria e tantolove! Hai gli occhi a cuore, sei tutto un amore iperuranico, abbracceresti persino Trump (per poi pentirtene amaramente!). Poi cominciano a circolare voci di tizie nel backstage. TRAGEDIA: mentre percorri quel mezzo chilometro per recuperare il giubbotto (sรฌ perchรฉ per accedere a una venue danese non puoi avere una temperatura corporea superiore ai 5 gradi, per cui non ti fanno entrare con le giacche per preparare edguatamente l’ipotermia) squittisci come un topo potentemente incazzato: quel SUPERFICIALE! E noi, qui a preoccuparci della sua salute e del Vicks e della crema all’aloe per la cancrena al piede e LUI COSA FA? SI PORTA TIZIE A CASO NEL BACKSTAGE??? SUPERFICIALE DEL CAZZO (che insomma non รจ un granchรจ come insulto ma l’effetto Special K non รจ ancora svanito). LO AMO, LO ODIO, COM’ERA BELLO, CHE OMBRETTO DI MERDA: ciao Brian, sei orgogliose delle tue fan bipolari?

Per fortuna le voci si smentiscono e comincia  il lavoro del vero fan: un’analisi serrata del concerto. Questione look: in effetti ci sono margini di miglioramento, ma l’Hair Playmobil Style ha il suo porco perchรฉ (non tagliasse quella frangetta con l’accetta sarebbe un bel passo avanti), con gioia salutiamo il ritorno di SCOLLATURA PROFONDA (e lo so Brian che non hai giocato con la pedaliera alla fine per paura che ti fotografassimo le tette, tranquillo alla prima occasione lo faremo!), stivali nuovi (o semi nuovi), pantaloni con culandra un po’ mollini che andrebbero ripresi, manicure perfetta, trucco poco waterproof. A tal proposito va sottolineato che nemmeno il cemento armato avrebbe retto ieri sera. Mentre il marmoreo Stef (sรฌ mi dicono ci fosse anche lui) non trasuda nemmeno sotto il solleone estivo nel deserto, il nostro sembrava appena uscito da una piscina. Improvvisamente dopo la quarta canzone ha cominciato a sciogliersi vistosamente gocciolando da ogni protuberanza: naso, orecchie, dita. E sรฌ, ogni volta che si asciugava la mano sul fianco uno dei miei ormoni chiedeva asilo politico in Danimarca…Brandon in compenso ha asciugato quel pavimento con piรน entusiasmo e piรน volte di una massaia posseduta da Bree Van de Kamp.

Puoi ricomnicare un po’ a prenderlo in giro, ma con un po’ di attenzione in piรน. La paura non รจ passata del tutto anche se la tensione non รจ piรน ai livelli di allerta.
Lo scopo della serata era arrivare in fondo, fare tutte le canzoni e farle bene: bravo Brian, sei stato grande e ce l’hai fatta. Ora, passo dopo passo, andrร  sempre meglio, lo so. Piano piano ricomincerai a guardare negli occhi le persone che sono lรฌ per te e a dire qualche parola. Magari anche qualche insulto come ai vecchi tempi, eh?

Alla fine, stremata e con i piadi doloranti nonostante i tre calzini spaiati (lo so che qualcuno ha detto a Brian che porto 3 calzini, ecco perchรฉ non mi invita in backstage! Talpa maledetta, ti troverรฒ e ti farรฒ ascoltare Gigi d’Alessio per ore!) vai a dormire con una certezza: devi comprarti un Molko. Che canti per te quando vuoi. Perchรฉ non c’รจ droga migliore di un live con i controcazzi. E questo, credetemi, lo รจ stato davvero!

Ladies and Gentlemen, I PLACEBO!

See you in Olso




Commenti

  1. Aggiungo lo stesso identico pensiero. Fra il passaporto!

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  2. Anche se solo in streaming รจ stato un sollievo ed uno scontro di ormoni!! Grandi ๐Ÿ™Œ๐Ÿผ๐Ÿ’ช๐Ÿป ❤︎Beccatavi questo malelingue ๐Ÿ‘Š๐Ÿผ

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  3. 2 calzini era il dingo di Kevin tu 3....sarai mica il dingo di Brian๐Ÿ˜‚๐Ÿ˜‚๐Ÿ˜‚๐Ÿ˜‚

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  4. 2 calzini era il dingo di Kevin tu 3....sarai mica il dingo di Brian๐Ÿ˜‚๐Ÿ˜‚๐Ÿ˜‚๐Ÿ˜‚

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