Per il concerto io ho solo un aggettivo: meraviglioso. Si colloca decisamente nella mia personale top ten.
Per l’occasione la band ha sfoggiato un look bianco e nero che non si vedeva dal 2012, e già questo vale la metà del biglietto. Gli estimatori di Stef non possono certo lamentarsi dato che il giovanotto si è esibito a torso nudo indossando un paio di jeans a vita bassa che Naomi Campbell vatti a nascondere e ostentando un fisico davvero in forma. Non ho capito il senso dei due giri di nastro isolante bianco sui bicipiti, forse un casto bondage, ma tant’è. Due raggi di sole e il nostro bassista è pronto per la copertina di Gayglam 2022.
Brian per l’occasione invece indossa un paio di jeans a zampa dal sapore vagamente woodstockiano, ovviamente bianchi, una canotta bianco abbagliante e una camicia da tramviere milanese presa al mercato di Papiniano. Baffo virile e smalto nero danno quel tocco di contrasto che annulla l’aura virginale e lo fa diventare all’istante altamente materassabile.
Il mood è alle stelle: Brian saluta in italiano (“Grazie e buona sera”), dedica Bionic a Pier Paolo Pasolini scatenando il giubilo del fandom più acculturato. Per la cronaca: io ho sempre ritenuto Brian un uomo di ampia cultura e di spiccata curiosità e siccome quest’anno ricorre il centenario della nascita di Pasolini non è detto che il nostro cantantino non si sia fatto stuzzicare da qualche depliant o qualche documentario. In ogni caso, onore al merito per aver ricordato un grande artista che ancora oggi troppo spesso è annoverato tra gli “innominabili”!
Sull’onda dell’entusiasmo, in buona parte derivato da un pubblico estremamente caloroso, rendiamocene atto, Brian ondeggia i fianchi come una navigata danzatrice hawaiana, prorompe in gemiti che ne fanno un ottimo candidato al doppiaggio del prossimo porno targato RS, sorride abbagliando il pubblico molto meglio di quanto riescano a fare i fari. Dal parterre dicevano che fosse impossibile fare foto e addirittura a stento si vedesse il palco a causa delle luci troppo accecanti. Info di servizio: non erano le luci, erano i denti!
Fa un caldo tremendo e io nostro cantante gronda letteralmente acqua dal naso e dal mento: sicuramente uno spettacolo che non contribuisce ad abbassare la temperatura corporea degli astanti. Ogni volta che si muove, Brian viene inseguito da un nugolo di zanzare anche loro chiaramente soggiogate dal suo innegabile fascino o dal fatto che nessuno ha pensato di cospargerlo di Autan. Sospetto che la cosa non l’abbia riempito di gioia ma tutto sommato meglio essere assediato da un centinaio di zanzare che da 10 fan che chiedono un autografo, giusto?
In tutto questo vi ricordo che c’è sempre un avvenente cinquantenne che suona mezzo nudo sul palco e che non solo non stilla una goccia di sudore, ma pare pure essere immune alle succhiasangue padane.
Il pubblico, per lo meno quello delle prime file, è presissimo, canta e balla, braccia al cielo a tenere il ritmo, segue le indicazioni per i cori che grida a squarciagola, il pensiero di alzare un cellulare non li sfiora nemmeno e non certo per paura di Billy che, diciamolo, incute lo stesso terrore di un gattino arruffato sotto la pioggia.
La fine del concerto è un tripudio di saluti e inchini, fino a culminare in un Brian accovacciato che manda baci.
Fermi tutti: manda baci in che senso? A chi? E perché?
No panic: c’è una bimba in prima fila che sfoggia un cartellone dichiarando che la sua canzone preferita è Meds.
Posto che il gesto di Brian è stato di una dolcezza disarmante, avrei un paio di appunti sulla questione:
• l’espressione della bimba era quella che qualsiasi pargolo di 10 anni potrebbe avere in questa circostanza è che si può tradurre con un “embè?”
• Mettere una bimba di 10 anni in transenna, per quanto protetta dai genitori, mi pare un filino pericoloso;
• Stranamente la canzone preferita della piccina settimana scorsa fosse Do The Evolution dei Pearl Jam, cosa che le ha fatto guadagnare (insieme al padre, chiaramente) un ppsto addirittura sul palco. Brian, la prossima volta tieni presente per favore…
• Se mia figlia di 10 anni mi dicesse che davvero la sua canzone preferita è Meds, io due domande me le farei. Potevate scegliere qualcosa che non parlasse di sesso e droga ma questo avrebbe voluto dire conoscere un minimo la discografia dei Placebo.
Detto ciò, ognuno è libero di cercare la visibilità come meglio ritiene giusto…
Personalmente sono uscita da questo concerto completamente annichilita, senza parole, in grado solo di pronunciare frasi senza senso come: “Io e Brian ci sposeremo a Mantova”. Non so esattamente dire che cosa ha reso questo spettacolo così speciale; forse il fatto di rivedere tante facce amiche dopo quella merda di pandemia, forse il trascorrere di nuovo tanto tempo insieme, forse l’entusiasmo e l’energia che erano quasi palpabili, forse vedere la band finalmente in forma e felice di stare sul palco. Forse è stato un mix di tutto questo.
Eppure nelle ore successive ho scoperto che c’è stata una fetta di fandom che ha partecipato a un concerto diverso e che è riuscita davvero a lamentarsi di qualsiasi cosa. Di seguito alcune testimonianze:
• La scaletta fa pena, troppi brani nuovi e poi perché non hanno fatto Pure Morning e My Sweet Prince?
Certo, è perfettamente normale che una band che sta promuovendo il nuovo album faccia una scaletta imperniata sui vecchi successi! Ma suvvia, di cosa stiamo parlando? Pure Morning è stata l’apertura di tutto il tour del ventennale e My Sweet Prince non la fanno dal 2001, e chi conosce un po’ la storia dei Placebo da anche benissimo perché. La scaletta è quella standard estiva e per quanto possa sembrare assurdo, l’Italia è una data come le altre.
• Perché non hanno fatto tutte le canzoni del nuovo album?
E però decidiamoci: volete quelle vecchie o quelle nuove? E se le fanno tutte adesso, poi in autunno cosa suonano come novità, “La bella lavanderina”?
• Concerto troppo breve.
Forse. Ma ripeto, la durata della scaletta quella è. Il ventennale durava di più? Vero, ma era un tour celebrativo appunto. 1 ora e 30 è una durata perfettamente normale per i loro standard. Esattamente, quanto pensate sia durata la registrazione dell’Unplugged? Ricordo poi che la durata di un concerto all’aperto la decidono in ultima analisi, comune e questura e che piazza Sordello è una piazza commerciale che andava bonificata entro le 23. Se volete i concerti da 3 ore andate da Bruce Springsteen ma attenzione che se sfora i permessi comunali, staccano la corrente pure a lui.
• Concerto troppo breve (come sopra) ed è una mancanza di rispetto da parte della band nei confronti di chi ha speso soldi per il biglietto, il vitto, l’alloggio e il viaggio.
Vi ricordo che partecipare a un concerto non è un obbligo, semmai un privilegio. È soddisfare una passione ed è, soprattutto, una scelta personale. Viaggiare, spendere per mangiare e dormire per vedere uno spettacolo non è un’imposizione. E pensate, potrebbe anche succedere, per i più svariati motivi, di assistere a uno spettacolo orrendo (non è questo il caso) o addirittura, che uno spettacolo venga annullato. In quel caso certo avreste il rimborso del biglietto ma non di tutto il resto che, ripeto, dipende solo da una vostra scelta di cui la band non ha la benché minima responsabilità. Se non volete assumervi il rischio, liberissimi di andare alla sagra della salama da sugo del vostro paese. Ma anche lì attenzione: se le patatine non vi piacciono non è detto che ve le rimborsino!
• Band fredda e poca interazione con il pubblico.
Ma, esattamente, chi avete seguito finora? Gli Aqua? Se volete il cantante che si lancia sul pubblico tornate sempre da Springsteen. O da Morgan. Però prendetelo stavolta quando si butta dal palco!
• La pavimentazione fa schifo, ci sono i ciottoli e fanno male si piedi.
Ora, può essere che Brian abbia scelto Mantova anche per l’acciottolato potenzialmente pericoloso sperando così di dimezzare il numero di quelli che lo fetishano nonostante il nuovo discutibile look, ma siamo seri per un attimo. È un centro storico, che dovevano fare? Rimuovere i ciottoli e stendere un parquet per consentirci di ballare a piedi nudi? Fare una bella colata di cemento e coprire tutto? Convincere l’erba a crescere rigogliosa?
• I piccioni svolazzavano sopra le nostre teste rischiando di cagarci addosso.
È stato Brian sapete? Li ha addestrati uno per uno per colpire i fan più cretini! E ha fatto bene!
Se proprio devo lamentarmi (e siccome sono una fan dei Placebo, la lamentazione fa parte del mio DNA) io ho due appunti, condivisibili o meno:
• L’organizzazione della security faceva cagare. Approssimativa, senza nessuna informazione certa. Nessuna divisione fra pit e parterre (cosa che ha causato dei disagi non indifferenti). Una maleducazione quasi da denuncia e un’incapacità di organizzare gli ingressi che ha sfiorato il ridicolo. Mancanza totale di acqua che, a dirla tutta, se non fosse stato per l’intervento di Billy avrebbe potuto trasformare le prime file in un ammasso di disidratazione.
• Durante la giornata ho avuto modo di leggere dei post nei vari gruppi riguardo la fantomatica numerazione dei fan in coda e il fatto che le persone si mettono il numero e poi spariscono a farsi i fatti loro per poi reclamare la transenna. Ora: ma le informazioni chi ve le dà, Barbapapà? Da sempre ci sono persone che fanno ore e ore di coda per avere la POSSIBILITÀ di stare davanti. Da sempre le persone si organizzano con i numeri per consentire a TUTTI di pisciare in pace o bersi un caffè. Ah, è un sistema che si usa per tanti concerti non solo per i Placebo. Non è assolutamente vero che le persone si sono messe il numero e poi sono sparite: c’è sempre qualcuno e soprattutto chi è in coda dal mattino molto presto è sempre presente. Io davvero non capisco che cazzo di voglia avete di seminare zizzania diffondendo informazioni false. Ah, sempre per la cronaca: lo sappiamo tutti che i numeri non contano nulla ai fini dell’organizzazione ufficiale ed è chiaro e lampante che quando si aprono le porte si è tutti uguali e ha la meglio chi corre più veloce. Ma al momento dei controlli ci si dispone in ordine di arrivo, esattamente come al supermercato. Provate un po’ a saltare la fila in posta o all’Esselunga, poi ne parliamo ancora. Se siete sopravvissuti, ovviamente.
In conclusione, godetevi la musica e lamentatevi meno.
Due anni. Ci sono stati tolti due anni di vita e voi vi lamentate del ciottolato, dei piccioni e della durata di uno spettacolo?
Ma davvero? Sapete che c’è: forse un concerto dei Placebo voi non ve lo meritate proprio.
Vi ricordo sempre che il nostro bravissimo disegnatore si chiama Patrizio Genna (lo trovate anche su Instagram, guardate che cose belle che fa: petroks_art)
Ciao Francesca,
RispondiEliminaho scoperto il tuo blog tardi... Ma da subito mi è piaciuto tantissimo!!! Sono fan dei Nostri da quando avevo 13 anni (, ora ne ho 33)...Ero a Mantova, e precisamente nelle prime file: confermo, il bagliore erano i denti di Brian... non le luci😂.
Scherzi a parte condivido ogni parola: basta lamentarsi della durata! Si, ok, qualche pezzo in più poteva starci.. Ma teniamo anche presente che sono state 1h e 50 quasi di musica no-stop.. Tranne una piccola pausa tra il penultimo brano e Running Up That Hill: magia pura! E poi l'interazione col pubblico, per chi cono i Placebo, c'è stata eccome... A modo loro, certo.. Ma voglio dire, o li si ama.. O no. E io li amo❤️
La security pessima, piuttosto, ci hanno urlato in faccia "non spingeteeeeee" 80 volte, e nessuno stava spingendo, tra le varie amenità di cui sono stati capaci... Al di là di questo, atmosfera bellissima, cornice suggestiva (anche coi ciottoli, che mi hanno regalato artistici lividi sulle chiappe 😂)...
È stata una serata magica, di bellissima musica, bellissimi Brian e Stefan... è dove abbiamo conosciuto persone davvero di cuore, e speciali.
Tutto ciò che un concerto dovrebbe lasciare, l'ha fatto.. Compresi occhi a cuore e taaanta nostalgia!