A POST TO SAY GOODBYE (che poi in realtà è un arrivederci a tra poco…)


A distanza di un mese e mezzo dall’ultimo concerto e passate le feste comandate, sono finalmente pronta per tirare le fila della lunga, faticosa, economicamente devastante, emozionalmente sfibrante follia che mi ha portato a seguire i miei amati in giro per 13 città europee più o meno note. 
Il fatto che in questo periodo abbia cercato di combattere la post gig blue volando prima a NYC e poi a Londra è irrilevante.
Il fatto che anche questa volta non abbia incrociato Molko (ma nemmeno uno che gli somigliasse un pochino) è solo sfiga.
Il fatto che abbia cominciato l’anno con una marea di buoni propositi (smettere di fumare, smettere di bere, smettere di mangiare porcherie, imparare l’arte della tisana artigianale, perdere 5 chili, leggere cose impegnate, guardare solo documentari sulle sorti del pianeta) è ridicolo. Infatti, li ho già impacchettati tutti e riposti con accuratezza nel cassetto con l’etichetta “fottecazzi”.
Insomma, tutto questo per dire che ho lasciato decantare le emozioni per più di un mese come fosse un Barolo d’annata. E, anche se per me questo Barolo primaverile sarà dannato, è giunto il momento mettere un punto a ciò che è successo in 2 mesi che sono sembrati lunghi una vita.

PARTIAMO DA UN PO’ DI NUMERI:

AEREI PRESI: 18
TAXI PRESI: 12
AUTOBUS PRESI: 7
TRENI PRESI: 7
METRO PRESE: 7
AUTO: 1
AEREI PERSI: 1
PASSAPORTI PERSI: 1
KM PERCORSI: 18800

SCARPE CONSUMATE: 4 PAIA (sembra una becera scusa per comprare delle scarpe nuove? Lo è!)
STARBUCKS VISITATI: 22 (IL MIGLIORE A PRAGA)
BUBBLE TEA INGERITI: 4
CAFFEINA CONSUMATA: 84 LITRI
TEINA: 157 LITRI (colpa del Chai Latte)
CIBO INGERITO: TROPPO (i più notevoli: le sardine a Stoccolma, l’hamburger a Oslo, il fegato a Varsavia, la zuppa a Praga)
ALCOL CONSUMATO: IRRILEVANTE (sul serio. Quando sei on the road per code e concerti mica puoi stranfarti di alcolici. Devi essere lucida e con lo stomaco a posto. Non sei tu la rockstar!)

GUANTI COMPRATI: 5 PAIA
GUANTI PERSI: 4,5 PAIA
CAPPELLI COMPRATI: 1
CAPPELLI PERSI: 2

CONCERTI VISTI: 12 E 1/3
BIGLIETTI ACQUISTATI: Più DEL DOPPIO (ma questa è un’altra storia che non merita di essere raccontata, perché non ha niente di divertente!)
FOTO SCATTATE: 1570

E ora un po’ di ringraziamenti che, come per ogni avventura che si conclude, sono d’obbligo.

In primis voglio ringraziare (ma sul serio, senza nessun rancore o ironia) tutti quelli che, consapevolmente o meno, hanno contribuito a infilare qualche ostacolo sul mio folle cammino di quei fatidici due mesi. E vi assicuro che ci sono stati e alcuni non sono stati ancora rimossi del tutto. Ostacoli emotivi per carità, niente di violento (se escludiamo la pazza che mi schiaffeggiò a Parigi, naturalmente). Grazie perché mi avete fatto capire che ce la posso fare. Certo, prima ci sono stati innumerevoli attacchi di ansia (affrontati secondo tradizione con testa sotto al piumino e pianti isterici infiniti), sensi di colpa ingiustificati, cambiamenti emotivi che manco sulle montagne russe di Gardaland ci sono tali sbalzi. Ma alla fine, grazie davvero. Se tutto accade per un motivo, è chiaro che io avevo bisogno di uno scossone per affrontare le mie paure. Paura di parlare, di esprimere emozioni, di viaggiare di sola, di non sapermi far capire, di perdermi (di quella perdita che però non si risolve con Google Maps). E invece sono ancora qui, anche se a qualcuno sicuramente non andrà bene. Ah, ho anche imparato che a volte voltare pagina non serve. È più utile buttare proprio il libro. Non tutto è recuperabile e le persone negative non cambiano, trovano solo il modo di esserlo con qualcun altro o in un’altra maniera. Quindi, adelante con juicio.

Grazie ai compagni di gig, vecchi e nuovi, che mi hanno fatta sorridere, mi hanno nutrita, coccolata, scaldata (non solo metaforicamente). Grazie per i consigli, per le lacrime di tutti i generi, per le volte che mi avete stretto la mano e per tutte le volte che mi avete fatto sentire che c’eravate anche se ci separavano tutti i laghi, tutti i fiumi e tutti i mari (cit.) Grazie per avermi insegnato a mascherare con un soffice sorriso tutte le scene di iper-violenza che si componevano nella mia mente malata di fronte a inspiegabili soprusi: è merito vostro se alcune persone  sono sopravvissute cavandosela solo con una maledizione fino alla tredicesima generazione.
Un concerto non è mai solo… un concerto. C’è tutto un mondo dietro, fatto di emozioni, di condivisione, di partecipazione. E alla fine quello che succede sul palco è solo l’eruzione di un vulcano che borbotta in continuazione. A chi mi chiede se non mi annoio a vedere sempre lo stesso spettacolo rispondo tranquillamente di no. Perché non c’è mai uno show uguale all’altro. E non è solo perché ho la memoria di Dory e circa due minuti dopo la fine già non mi ricordo più la scaletta. E non è solo stare a vedere se Molko ha cambiato la maglietta, se Stef ha ancora lo scoiattolo in testa, se Fiona ha la piega a posto. Sono le persone con cui sei che fanno la differenza, nel bene e nel male. E io, posso dirlo, sono stata quasi sempre fortunata. Per cui, GRAZIE dal più profondo del cuore.

Grazie a mio marito che è l’uomo migliore sulla faccia della terra.

Grazie ai miei host londinesi che sono speciali. E grazie alla persona speciale che me li ha fatti trovare (ogni promessa è debito, vero Susi?)

Grazie alle mie straordinarie colleghe che, quando mi hanno vista entrare in ufficio con delle occhiaie che al confronto Bela Lugosi pare un surfista californiano non hanno chiamato un esorcista.

Grazie ai Placebo per… tutto. Grazie per aver trovato la forza di andare avanti. Grazie alla piccola, callida iena per non aver tradito le aspettative, in qualsiasi modo. E soprattutto grazie per avermi consentito di fare un upgrade in geografia: ora so #doveminchiasitrovaaarhus

UNA DOVEROSA PRECISAZIONE
Sia chiaro, tutto questo, tutti i post, tutti i racconti, tutto lo scopo di questo stesso blog non è mai stato il: visto come sono figa, gnè gnè gnè, io sono stata qui, io ho fatto questo.
Sono piuttosto egocentrica ma il vantarmi inutilmente non è nella mia natura.
Ho scelto di aprire questo blog principalmente per me stessa, perché fosse una sorta di coperta di Linus cui aggrapparsi nei momenti di sconforto. 
Perché quando stai per imbarcarti in un’avventura del tutto nuova, hai paura. 
Perché saltare nel buio, fa paura. 
Perché quando sei da sola, hai paura.  
Poi ti tappi il naso, chiudi gli occhi, e ti butti. Solo che le emozioni che accumuli, in un modo nell’altro devi buttarle fuori. Altrimenti implodi, e non è un bello spettacolo. Scrivere è sempre stata la mia catarsi e con questo blog ho superato un’altra paura enorme: scrivere per farmi leggere.
E poi ho scoperto che non ero sola. Che c’erano persone che mi leggevano sul serio. Che condividevano le emozioni che provavo attraverso le mie parole. Ed è stato bellissimo, forse la cosa migliore di tutto questo grande circo. Per cui GRAZIE a tutte le persone che hanno seguito questo blog, che mi hanno contatta per spronarmi, che mi hanno supportata quando ero ormai a un passo dal mollare: avete vinto tutto!

Per ora l’avventura si chiude qui anche se ci sono numerosi lavori in corso.
Ci si rivede in primavera, di nuovo on the road, di nuovo con i Placebo, di nuovo insieme.
LYA!


#besttocome #springiscoming




Commenti

  1. Grazie per aver scritto e avermi dato l'opportunità di leggerti. È stato come viaggiare nel tempo fino a ritornare compagne di banco. Un abbraccio!

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  2. Sei sempre una grande compagna di disagio tesoro...leggerti é come esserci anche quando non ci sono. Best to come, always

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