DUBLINO – 10 DICEMBRE 2016

NO MOLKO, NO PARTY (ovvero di quando, febbricitante e acciaccata, ti prepari a cantare a squarciagola Happy Birthday al tuo cantante e lui, pur di stoppare qualsiasi coretto di festeggiamento sarebbe pronto a intonare l’inno Uzbeko in dialetto locale)



Che Dublino sarebbe stata una data hot, lo sapevi. Che l’hot dipendesse dalla febbre e dall’influenza, invece, non l’avevi proprio messo in conto.
Perché, fedele al vecchio adagio che la fortuna e cieca ma la sfiga ci vede benissimo, il giorno prima di partire ti trovi a impersonare per diverse ore la brutta copia di Regan MacNeil con l’aggravante di un bel febbrone da cavallo. Ora, io so che le persone normali con 37,5 non si trovano esattamente a un passo dalla tomba, ma purtroppo la sottoscritta a 37,2 già straparla. A 38 cominciano le allucinazioni. E, se è pur vero che non in molti si accorgerebbero della differenza rispetto a uno status normale, sospetti fondatamente che non passeresti i controlli antidroga all’aeroporto…
La notte avviene il miracolo travestito da 4 pastiglie di Tachipirina e la mattina sei quasi tornata umana. Naturalmente sai perfettamente che l’effetto è temporaneo, ma al momento l’unica cosa che ti interessa è riuscire a salire su quel diavolo di aviogetto!
Aviogetto che per altro è stracarico di piccole fan desiderose di raggiungere la meta e festeggiare adeguatamente il compleanno della mini rock star. Roba che Ryanair poteva pure evitare di fare il pieno di carburante e contare solo sulla forza ormonale. Il Gruppo Vacanze Piemonte ci fa un baffo.
E poi c’è mio marito che… vabbè, finge di non conoscermi.

Ci si dà appuntamento all’indomani in fila e io, anche se non sono in formissima, un giretto per Dublino alla fine penso che lo farò. Imparo subito 3 cose fondamentali:
1.     A dispetto delle voci che circolano, fa un caldo micidiale e tu, che sei bardata come un Inuit freddoloso, ti senti un po’ a disagio;
2.     C’è odore di cibo per tutta la città, perché qui si cena tipo alle 5 del pomeriggio. E se hai avuto dei leggeri problemi di stomaco, non è esattamente la condizione ideale;
3.     Attraversare le strade è una prova di ardimento. Il semaforo pedonale dura all’incirca 7 secondi e se per puro caso imbocchi la parte sbagliata della strada, vieni ributtato indietro dalla folla inferocita. Rischi di trovarti seduto a cena a casa di qualcuno senza nemmeno sapere come ci sei arrivato. Il trucco è partire senza esitazione, nessuna distrazione e nessun tentennamento. Se avete un dubbio, fatevelo venire una volta completato il passaggio. Testa bassa e gomiti alti, tipo piccolo ariete, e il gioco è fatto!

La città è carina, piena di luci natalizie e vetrine decorate con neve finta e ghiaccioli. Sarebbe tutto molto romantico se in testa non ti risuonasse una frase di avvertimento che ti hanno detto pochi giorni fa: “In fila alle 7 del mattino? Inutile! Se vuoi stare davanti, devi andare almeno alle 4” Le 4???? Ma esiste davvero un’ora del genere? Mi rifiuto di fare una cosa simile, quel che sarà, sarà! Intanto però un buon sonno potrebbe essere d’aiuto. Eppure, sempre per il famoso richiamo molkiano, alle 6 sei sveglia come un grillo, niente nausea, niente mal di testa, niente raffreddore: ho capito tutto, datemi un Placebo e mi passano tutti gli acciacchi del mondo!

Alle 7, puntuale come un orologio svizzero sei in coda e davanti hai ben… 6 persone! Ma come? Non dovevano venire da tutto il mondo a fare gli auguri al piccoletto? Non erano stati organizzati dei pellegrinaggi alla sacra grotta? Tempo 20 minuti e siete in 14 e la rappresentanza italiana si fa sentire, in tutti i sensi… Perché chiaramente che cosa può fare un branco di fan del Bel Paese in trasferta se non berciare a più non posso?
Dopo due ore di continuo vociare e delirare sui più svariati argomenti (dal pantalone molkiano ai fondamenti di macroeconomia il passo è brevissimo), cominciano a volare occhiatacce minacciose, per altro assolutamente giustificabili! A quel punto, da donne assennate e mature quali siamo, decidiamo di nutrirci al più vicino Starbucks. Luogo di gioia, grassi saturi e convivialità in cui veniamo riprese dopo pochi minuti a causa degli schiamazzi! Il momento è imbarazzante però, insomma, è più che normale che delle povere oche in gita se passino il tempo delirando su tinte di capelli e ombretti! Se il management della nostra band fosse un po’ più furbo, avrebbe già organizzato dei pullman tipo quelli che portano gli anziani in visita ai luoghi sacri. Oltre a offrire un comodo viaggio, che avremmo sicuramente pagato vendendo l’ultimo mattone della casa, avrebbero anche potuto rifilarci agevolmente l’intera discografia su musicassetta, il merchandising fallato e tarlato e una comoda batteria di pentole da 37 pezzi (compresa la vaporiere e l’asparagiera, naturalmente) con la firma serigrafata di Brian. Stolti, perché non pensarci prima?
Le ore da passare in fila sono tante, ma con la compagnia giusta è tutto più facile. Il freddo non si sente nemmeno (bugia, ma si cerca l’autoconvincimento!) e in più abbiamo la fortuna di avere le bancarelle di Natale proprio vicine. Così possiamo sorbire un ottimo caffè (che sospetto mi terrà sveglia per i prossimi 20 giorni) e assaggiare dei leggeri e salutari piatti locali. Tipo la Christmas Pie: un tortino all’apparenza innocuo ma dal peso specifico pari a del piombo fuso, ripieno di chili, fagioli rossi, cavolo, rapa, sedano, manzo, cipolla, muflone sardo, trotonno, tirannosaurus rex e prezzemolo. Il tutto accompagnato da una mousse di patate. Arriveremo alla fine di questo tour grasse e insonni: #benemanonbenissimo

La cosa brutta è che hanno diviso la fila in due a seconda dell’ingresso assegnato sul biglietto… e insomma questo non è giusto perché il gruppo dovrebbe restare compatto. Oltre al fatto che c’è già chi ha dei mancamenti perché il nostro ingresso è dal lato sbagliato del palco. Io ormai ho la rassegnazione zen: andrà come deve e sarà bellissimo in ogni caso!

Poco prima dell’apertura separano maschi e femmine per i controlli e già qui sento che il mio cantante avrebbe da dissentire: cos’è questa discriminazione per chi ha trovato se stesso in between? Cialtroni!
E sì, alla fine siamo anche piazzate bene. Prima fila, centrale leggermente più lato B. Insomma, più che ottimo!
Arrivano i Minor Victories, che io so che piacciono tanto pure a Brian… ma io non ce la faccio. Mi annoiano e non riesco a seguirli. In più lei è vestita da cantante d’opera con un abito di velluto rosso cardinale lungo fino ai piedi e il chitarrista sembra uscito dalla foresta di Sherwood. Ma avete lo stesso costumista dei Placebo o semplicemente vi siete incontrati per caso 10 minuti fa?

In più nell’Arena aleggiano strani odori: vinaccia, minestrone, cipolline sott’aceto, piadina vegetariana, panino al salame… evidentemente dietro di noi hanno introdotto una griglia e stanno preparando il banchetto di Buon Compleanno. Mi sovviene che la notte precedente ho sognato Molko. Ora, ci sono le fortunate che si fanno dei film notturni degni di una sceneggiatura alla Tinto Brass. Poi ci sono io, che lo sogno sempre che cerca di rifilarmi dei panini. Normalmente frigge salamelle alla festa del PD di Pessano con Bornago, nella versione hard si tratta di hot dog in senape di Digione direttamente alla sagra della birra. La scorsa notte, invece, voleva rifilarmi del pesce a tutti i costi. Della platessa per essere precisi. E più io insistevo nel rifiutare, più mi sventolava sotto al naso i filetti puzzolenti. Che karma di merda: anche in sogno tenta di vendermi qualcosa. E ci riesce!


Quando entrano i nostri, la tensione è altissima. Soprattutto perché ci sono un sacco di berrettini da festa in giro per i parterre e anche qualche cerchietto luminoso con la scritta Happy Birthday. I casi sono due: o il nostro si getterà tra la folla ringraziando tutti gli astanti con un rifrullo completo, oppure ignorerà la cosa con tutte le sue forze rischiando di esplodere come una moka in ebollizione. Secondo voi?
Al terzo tentativo di Tanti Auguri stoppato, ho capito chiaramente che se si proseguiva su quella linea, poteva finire molto, molto male. Il fatto che Mr. B. non prenda bene la fine dell’adolescenza credo sia noto anche ai sassi della Marmolada quindi è chiaro che abbia voglia di festeggiare il compleanno quanto un orso con problemi relazionali costretto a uscire dal letargo anzitempo. E io lo posso capire, sul serio. Probabilmente i coretti gli provocano un’allergia pruriginosa davvero fastidiosa. E poi hai voglia a mettere nei finti per coprire i brufoli… Quindi, anche se l’idea dello stage diving rifrulloso non mi dispiaceva affatto, molliamo il colpo sul birthday party prima che finisca tutto a schifìo.
I nostri sono stanchi, comprensibilmente stanchi. 37 date in due mesi non sono una passeggiata (alla tua età Brian poi…) quindi lo show è formalmente e tecnicamente perfetto, ma sicuramente diverso rispetto agli altri. Il paragone con Milano e Parigi non è nemmeno pensabile.
Brian ringrazia i dubliners presenti: bellino, ora lo so che a una certa età cala pure la vista, ma non ti sei accorto che metà transenna è italiana? Magari non dalle facce, ma sono certa che alcuni apprezzamenti li hai intesi benissimo. Chiama a raccolta le LADIES (boato), i GENTLEMEN (boatino!) e THOSE OF YOU WHO FIND YOURSELVES IN-BETWEEN (straboato): tu hai cambiato sesso 3 volte in meno di un minuto. Se lo sapessero le suore delle elementari…





Mi mancano un po’ i discorsi surreali sulla riserva idrica del pianeta, mi manca addirittura il pippotto sugli smartphone e gli insulti lanciati a caso sulla folla. Eppure l’interpretazione stasera è perfetta. La voce, lo sappiamo, non gli manca. Ma c’è qualcosa di più: il DIRTY SEX di 36 DEGREES è più dirty e sex che mai, il FUCKING di JESUS’ SON è meno sputazzante ma più profondo, la segnaletica da vigile su PROTECT ME non è esagerata come le altre volte ma più intensa. 


Unica nota dolente: siamo tornati a una recitazione spinta su EXIT WOUNDS. SONG TO SAY GOODBYE invece sta salendo nella classifica di gradimento. Perché quando si aggrappa a quel microfono è davvero un qualcosa di notevole. LADY OF THE FLOWERS è speciale, meno rabbiosa di come l’ho vista finora ma più sofferta. Che ti vien voglia di scavalcare la transenna solo per dirgli che sì, ti perdono tutto, basta che non ti arricci più così che mi fai venire voglia di piangere!






Nota di gossip: ora so cosa fa Brian quando scappa prima di TWENTY YEARS. Fuma… niente di più. Dalla posizione in cui sono, lo vedo perfettamente: una sigaretta in tre tiri, da record mondiale! La pausa prima di PROTECT ME invece è più lunga quindi forse ci sta anche un momento intimo (effetto della Christmas Pie eh?).
Nota di gossip 2: no, nessuna ravanata. Ma un impastamento nell’aria che non me la fa rimpiangere nemmeno per un secondo. Credo di aver sfoggiato una delle mie migliori espressioni da “ho visto la Madonna e tutti i santi”.














La fine della parte malinconica (che alcuni fan disadattati hanno definito SFRANGIAPALLE) segna l’ingresso dell’espressione SUPREME MELANCHOLIST: esagerato!!!! Bravo, mi piace quando nonostante la stanchezza, cerchi di resuscitare la divah che è in te! Che poi esce prepotentemente sull’applauso di 5 minuti che sembra buttare giù la 3Arena. Gongola come un gatto con ancora le piume del canarino tra le fauci (fuor di metafora, le piume sono quelle dei nostri portafogli, chiaro no?), si gonfia come un tacchino mentre si guarda intorno lanciando occhiate sornione e ingravidanti a destra e a manca.






La parte ballereccia lo vede un po’ più attivo, anche se non si inginocchia, non si rotola, salta un volta sola (ciao ciao caviglie, è stato bello), rischia di finire lungo e disteso perché si è arrotolato nel filo della chitarra.
Su SPECIAL K indossa per un attimo la calzamaglia di Jane Fonda e ci insegna i rudimenti della ginnastica delle medie: batti le mani, indietro le spalle, batti le mani, indietro le spalle. Tutti insieme che è facile su! (mi fa impazzire quando fa queste cose stupide, lo sapete?)




Insomma, in conclusione, grandi aspettative su questo concerto. Per quanto mi riguarda tutte rispettate. Certo, come Birhday Party non è stato un granché: il festeggiato è un tipo strano. Pensate che non ci ha nemmeno baciate! 
Però mi sono divertita, ho riso fino alle lacrime, ho scherzato, ho mangiato, ho spettegolato, ho urlano, ho cantato e ho ballato con delle persone fantastiche. Perché per quanto tu possa amare alla follia una band, loro contribuiscono al 60 per cento alla riuscita di un concerto. Il resto lo fai tu, e le persone che ti circondano. Anche a quelle che sono rimaste a casa forzatamente ma che porti nel cuore. A tutte loro per prime va il mio più grande grazie e il mio più sincero abbraccio: siamo state grandi ragazze! Un pacco dono fatto di energia, allegria, gioia di stare insieme e condividere un momento così emozionalmente grande e importante, lacrime e anche un po’ di delusione, qualche incomprensione ma tanta voglia di andare oltre e lasciarsi travolgere dalla musica e dalle parole, che a volte non spiegano ma leniscono le ferite: questo è stato il nostro regalo di compleanno Molko, chissà se l’hai apprezzato…

Di sicuro io ho visto un Brian sorridente, soprattutto a Stef. E se penso a come era incominciato questo tour, non nego che questa ritrovata complicità mi leva un grosso macigno dal cuore. (Certo, c’è la remota possibilità che Brian sia così felice perché oramai mancano solo 3 date e poi, per qualche mese, ci ha levati dalle palle. Ma sicuramente non è così!)



Il traguardo è vicino ragazzi. E noi ci saremo! (Scusate, mi è parso di sentire un urlo in lontananza…)
See you in London!






Commenti

  1. La differenza sta nel fatto che stavolta c'ero anch'io e che condivido tutto quanto hai scritto, compresa la presenza delle belle anime che ti circondano durante il concerto (non le russe o gli ubriaconi, per intenderci). Per la prima volta mi sono concessa di piangere a profusione su I Know.

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