18 aprile – Lione


The heart was made to be broken [O. Wilde] 

(Ovvero di quando ti imbarchi per l’ennesimo tour che ti spezzerà il cuore e lo fai con la fedele incoscienza di un sorriso ebete)



Ebbene sì, sono di nuovo on the road per seguire la solita sciroccata band. La stessa che è reduce da un massacrante tour messicano, durante il quale ha toppato solo la prima data per motivi ignoti ai più, che spaziano nell’immaginario collettivo da un attacco di vendetta di Montezuma a una altrettanto probabile invasione aliena. La stessa che ha sfoggiato un frontman in evidente stato interessante e invecchiato di 15 anni in due mesi, non refrattario ai rapporti umani e addirittura socievole nell’interagire con i suoi simili (tanto socievole da firmare qualche autografo senza la protezione del filo spinato e senza far minacciare nessuno). La stessa che probabilmente, nonostante la settimana nello yoga resort spagnolo, mi arriverà domani sul palco cotta come un fegatello al vapore.


Nonostante le premesse, sono di nuovo on the road e con una veste nuova. Perché, a differenza del mio cantante, a me piace cambiare. Naturalmente non è merito mio, ma di una splendida fanciulla che è molto più creativa e tecnicamente preparata della sottoscritta. E anche qui, un consiglio spassionato alla mia band: se ci sono cose che non sapete fare, pagate qualcuno di competente. Con un impegno, anche non particolarmente pesante, vi assicuro che ce la potete fare!

Con queste premesse, giustamente chiunque potrebbe chiedermi: ma allora perché sei partita? Oppure, come già molti hanno fatto: ma per caso ti pagano? (la risposta a quest’ultima domanda comunque è NO, o meglio NON ANCORA…)
È solo che stavolta sono stata travolta da una depressione pre gig senza precedenti. Perché se il mio cantante affronta male le prime date, io evidentemente non sono da meno. È proprio quella sensazione di schifone profondo che ti rende insopportabile ai più, ti conduce a un passo dal gettare tutti i piani alle ortiche, non ti fa dormire ma in compenso ti fa mangiare come un orso reduce da 6 mesi di letargo buttando all’aria anche la remota idea di riuscire ad avere una forma diversa da quella tonda.

Quando uscirono le date francesi purtroppo ero reduce da un’overdose di concerti e le ho accolte con gli stessi occhi famelici con cui chiunque abbia provato l’ebbrezza della dieta Dukan guarda un hamburger. Dal consueto pensiero iniziale LE FACCIO TUTTE, sono scesa al compromesso del FACCIO LIONE PERCHÉ È COMODA. Ma, negli ultimi giorni ho realizzato diverse cose:

* comoda una ceppa. Ok, ci vado in treno, ok non ho lo scazzo dell’imbarco/sbarco/controlla scarpe/butta liquidi… Ma sono 5.46 ore di treno. Ripeto, 5.46! Non so per quale defezione neuronale ero convinta che in 2 ore scarse sarei stata in loco… L’avevo già detto che la geografia non era il mio forte vero?
* Mai, mai concretizzare in parole il pensiero: è un periodo lavorativamente tranquillo. Eppure lo so che va sempre a finire nello stesso modo, ma non imparo mai. E così a tre giorni dalla partenza cosa penso bene di fare? Ovviamente accetto la correzione di un libro di 380 comode pagine con scadenza addirittura retroattiva. Risultato: non dormo da giorni, passando comodamente dall’ennesima versione di Peter Pan, ai benefici del Forest bathing, a un fantasy di stampo hitleriano…
* Mai, mai pensare di organizzare una data del tour a Pasquetta. Soprattutto quando hai la famiglia sparsa per l’agevole raggio di 500 chilometri e devi fare visita a tutti. TUTTI!
* Ho un evidente problema tricologico (e il fatto che il mio cantante ne abbia uno più grave non mi consola affatto!). Come sempre, quando stai tappata in casa immersa fra pagine, file e faccende domestiche, i capelli vengono una favola: morbidi, boccolosi, lucidi che modelle Pantene scansatevi… Quando devi uscire, fare un colloquio importante, convincere il tipo della banca a farti un prestito pro tour, rivedere il tuo semifamoso cantantino, ecco che i capelli attuano una ribellione di massa e si trasformano in un cespuglio labirintico da cui non uscirebbe più nemmeno il mitologico Teseo. Nel gergo comune: nammerda
* Non ho fatto la ceretta… e una persona normale direbbe: e quindi? Be’ quando segui un cantante che ha meno peli di uno Sphynx Rex, ti senti l’orso Yoghi anche solo con un pelo di troppo. Per quanto corto esso sia…

In queste particolari condizioni divento più acrilica di un maglione degli anni 80 e più
intrattabile di un Molko in astinenza da sigarette. Insomma, la predisposizione giusta per affrontare quelle fatidiche 5.46 ore di treno. Treno che per altro è straripante di umanità: dal bimbo strillante, alla nonna lamentante, alla fan di Celentano che cerca di convincere tutta la carrozza della bravura del soggetto sparando “Acqua e sale” a tutto volume.

Comincio davvero a pensare che non ce la posso fare. E poi succede l’imprevedibile. Di fianco a me si siede una ragazzina (vent’anni al massimo) con gli occhioni carichi di lacrime. Guardo fuori dal finestrino e capisco che sta partendo e lasciando sulla banchina mamma e fidanzato. In un secondo realizzo che io mi sto lamentando come Brontolo da giorni e giorni. Ma in fondo sto seguendo il cuore. Lei, invece, il cuore lo sta lasciando giù da quel treno.
Quindi, ubi maior, minor cessat. E così passo le ore successive a consolare una piccina tutta lacrimoni e cuori spezzati, che candidamente a un certo punto mi dice: “Ma questi Placebo non sono mica poi così male sai?”
(Certo, probabilmente il giudizio sarebbe stato anche più benevolo se il personale ferroviario francese non avesse tentato di sterminarci tutti con un’aria condizionata a -24 gradi e un puzzo di fogna termale da svenimento…)

E pazienza se dovevo correggere 30 pagine, lo farò in coda. Almeno sfrutterò il tempo in modo produttivo.
E pazienza se ho delle occhiaie che mi fanno somigliare a un panda ubriaco, fingerò sia un nuovo look all’ultimo grido. Con tanto di grido annesso.
E pazienza se ho dei capelli demmerda, quelli di Brian non saranno da meno.
Conquisteremo Lione, con il sorriso ebete di sempre!
E pazienza se non ho eliminato i peli, ho sperato fino alle fine in un suicidio di massa, ma non è successo. Pantaloni lunghi e via andare!


#inlyonwetrust

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