Taormina - 21 giugno 

“Gli dei ci creano tante sorprese: l'atteso non si compie, e all'inatteso un dio apre la via.” 
[Euripide, Le Baccanti]

(Ovvero del momento in cui hai talmente tanti casini che la ripetitività di un concerto placebico è una coperta di Linus. E invece il tuo cantante ti cambia le carte in tavola due giorni prima!)


BRIAN MOLKO MI HA VISTO LE MUTANDE.

E in questa affermazione è racchiusa tutta la poesia del concerto al teatro antico di Taormina. Potrei anche non aggiungere altro ma, per dovere di cronaca, farò qualche passo indietro. 

Punto 1: andare a un concerto senza l'ansia di dover fare la fila, con il posto assegnato e la certezza che sarai in una buona posizione e la conseguente possibilità di poter partire il giorno stesso è un notevole risparmio sia economico sia emotivo. 

Punto 2: pur di non cambiare la scaletta, ma spinta dalla necessità di dover introdurre almeno un piccolo cambiamento, visto che qui comincia la parte estiva del tour del ventennale la tua band cosa fa? Propone un nuovo arrangiamento di una canzone già in set list? Segue la proprietà transitiva mescolando l'ordine delle canzoni perché tanto il risultato non cambia? Introduce qualche nuovo gioco di luci? Cambia radicalmente outfit? No. Siccome la tua band è differente, opta per l'approccio soft. Defenestra la violinista co.co.pro che li segue da dieci anni e introduce un nuovo membro tenendo così impegnati i fan per buone 12 ore a cercare info su tale Angela Chan che, diciamolo, non è esattamente un nome così inusuale e guarda caso ce ne sono almeno due che fanno le musiciste itineranti. Entrambe super gnocche per altro. Una volta individuato il possibile soggetto, la povera Angela vede salire il suo numero di followers da 12 a 630 in pochi minuti. I messaggi di benvenuto si sprecano (sì, perché noi siamo un fandom accogliente). La tapina si guarda intorno spaesata: che è successo? Mi hanno hackerato il profilo? No, tranquilla. Tra 24 ore sali sul palco con una band discretamente famosa, in un teatro antico italiano meraviglioso in occasione di un tour che celebra vent'anni di carriera. Ah non lo sapevi? Be' nulla di cui preoccuparsi, i fan sono gentili, per nulla invasati e i membri della band sono deliziosi. Il cantante segue una dieta ferrea a base di batteristi e turnisti ma, per fortuna, se ne ciba solo una volta ogni tot anni. Quindi bye bye Fiona, welcome Angela. Per inciso, Molko è riuscito a trovare l'unica orientale più alta di lui.

Punto 3: un giornale locale diffonde la notizia, confermata per altro dai solerti tweet dei nostri, che una parte della band arriva in terra sicula con tre giorni di anticipo sullo spettacolo. Cambiare volo e albergo comporterebbe una spesa di soli 1587 euro. Ma tu sei povera perché hai appena comprato settordici date del tour autunnale. Quindi ti iscrivi a un corso di autoipnosi online per convincerti che arrivare il giorno stesso del concerto è una scelta matura, responsabile e in definita, eccellente. 

E così si parte. Ora, quante sono le possibilità che tu ti trovi seduta vicino a un'altra fan e che alla tua compagna di viaggio capiti esattamente la stessa cosa ai capi opposti dell'aereo? Ve lo dico io: sono 4 su 3257. Eppure succede! E così il volo di 2 ore verso il tuo pezzettino di paradiso personale si trasforma in un trattato placebico con tutti i crismi. Dall'analisi dell'idrorepellenza dei tessuti alla disamina tricologica, passando per uno studio approfondito delle lyrics, il tutto condito dal berciare tipico di una vera oca in vacanza. Il mio vicino di posto, un classico turista settantenne in maglietta e bermuda fucsia e infradito coordinate, non ne può più e, a pochi minuti dall'arrivo, cerca di colpirmi con una bottiglietta, fallendo miseramente nell'impresa e fingendo si tratti di un incidente. Ma mormorando contemporaneamente: "Accidenti, pensavo davvero di farcela!" 

Dopo aver perso l'autobus per un soffio (visto che lo scarico dei bagagli è stato evidentemente affidato a un esercito di bradipi ubriachi), aver vagato per un'ora in un aeroporto che ha la stessa concentrazione umana di Gatwick su una superficie paragonabile a un trilocale di medie dimensioni, affrontiamo un'altra ora e mezza di autobus a circa -44 gradi. Mai, ripeto mai, sottovalutare la logistica di approccio a una venue scelta dai Placebo: in capo a un paio di anni organizzare la traversata dei continenti in monopattino elettrico vi sembrerà una passeggiata. 

Arrivi finalmente a destinazione giusto in tempo per fare merenda: pasta alle vongole, linguine con i gamberi, tonno, polipo, cannoli, pistacchi. Del resto siamo o non siamo in Sicilia? L'italiano medio difficilmente resiste al richiamo del cibo. Figuriamoci che forza di volontà può avere un fan in trasferta abituato normalmente in questi frangenti a nutrirsi di barrette di frutta schiacciata e semi energetici degni di un volatile. 
Dopo aver intrattenuto il personale del ristorante con evidenti segni di squilibrio giocando a una partita di gioco degli equivoci che vede sul podio l'ormai celebre dialogo surreale: "Ma tu che posto hai?" "Io abito a Biella!", perché, diciamolo chiaramente, non si può seguire un tipo come Molko senza avere un talento teatrale più che conclamato, arriva finalmente il momento di prepararsi.
Sì, il pranzo dura circa 3 ore.
Sì, il proprietario del ristorante, che ha capito già con chi ha a che fare, ci comunica con sorriso mefistofelico che loro chiudono all'1, che gli farebbe piacere averci anche a cena e gioca l'ultima carta promettendo la locandina del concerto in regalo. Praticamente, l'equivalente di un manto rosso davanti agli occhi di un toro imbizzarrito.

Una volta entrati nel teatro, ho il primo mancamento. Sapevo che il palco era vicino, ma non così tanto vicino! Sapevo che il palco era basso, ma non così tanto basso! Sapevo che la posizione era buona, ma non così tanto buona! Insomma: attacco di panico. 
Soliti divieti sulle foto, il tipo della security non lascia nemmeno fotografare il palco vuoto. Peccato.
Poi sale sul palco Walter, amichevolmente soprannominato nei gruppi fan "Gong man" e annuncia che le foto si possono fare, ma senza flash.
Qui ho il secondo mancamento: o Brian ha subito un trapianto di cervello o stasera faranno un concerto solo strumentale. 
In ogni caso, l'importante è avere le idee chiare! 

Intanto si riempie la prima fila: è chiaro come il sole che si tratta di un'accozzaglia di persone, dagli 80 ai 15 anni, che non hanno minimamente idea del perché si trovano lì. La signora più anziana di accascia subito sulla sedia e da lì non si muoverà più. Sono certa che sperasse in una rassegna di film di Ėjzenštejn perché già alla seconda canzone sbadiglia vistosamente. I due ragazzi davanti a me non fanno altro che parlottare e chattare con gli amici mostrando un interesse pari a quello che ho io per lo studio delle blatte tropicali. E soprattutto, tutte queste persone vanificano ogni nostra velleità di scavallaggio.
Parte Ion, unica vera news in scaletta, determinata dal fatto che non essendoci gli schermi non era possibile proiettare il video di Every You Every Me, anche se alcuni sedicenti giornalisti musicali affermano di averlo visto. Una bomba 'sto effetto Placebo, fa anche venire le visioni. 
Alle prime note di Pure Morning anche i due narcolettici davanti a me si riscuotono un attimo e i nostri fanno l'ingresso sul palco. La presenza di Bill la posso solo immaginare perché un faro abbagliante mi compromette tutta la visione della parte destra. Stef sono sicura che è arrivato perché è venuto al centro a salutare. Nick è davvero difficile non vederlo. Entra anche la nuova leva: ha dei bellissimi capelli! 
La prima cosa che noto quando Brian entra è la camicia nuova. Blu scuro, sufficientemente aperta, tessuto indefinibile, lavorazione a strisce imbarazzante, maniche troppo corte modello divisa estiva di controllore Trenord, due inutili bottoncini bianchi sul retro. Mentre mi chiedo, fra me e me, se avrà investito più di 5 euro nell'acquisto, scopro con raccapriccio che si tratta di un capo All Saints. Eh no, così non va bene! Pretendo ed esigo che i miei soldi non vengano sperperati in modo così inadeguato e cialtronesco. Piuttosto un pigiama di Tezenis, che almeno ha una sua dignità! Persino le mutande con la scritta Scene of the Crime (collezione spring 2015) avevano più ragione di esistere rispetto a questa inutilmente costosa camiciola. Se proprio non si riesce a migliorare il gusto estetico, che almeno siano acquisti che non superano i 7 euro, per Dio!  
La seconda cosa che noto è che è dimagrito: avrà perso almeno 2,3 kg, forse addirittura 2,350. Sta bene eh, ma i pantaloni gli vanno larghini. E poi a me piace bello in carne!
La terza cosa che non è il trucco: sempre agghiacciante ma forse ha preso tre raggi di sole che l’hanno fatto uscire dal pallore violaceo facendogli gli occhi talmente chiari da fare paura.



Detto questo, lui ovviamente è splendido. E io alterno un atteggiamento assolutamente bipolare oscillante tra la gioia estatica di averlo così vicino da riuscire a contargli i pori della pelle e il terrore puro determinato dallo stesso motivo. Mi trovo a ripetere in loop la frase: "Questa situazione è insostenibile!"
Dopo Pure Morning e Loud Like Love cantate a squarciagola ma rigorosamente seduti, Brian invita il pubblico ad alzarsi come le due lovely girls di fianco a me che al solo movimento del polso molkiano erano già balzate in piedi. 
Nemmeno il tempo di arrivare alla fine della parola Stand di Jesus’ Son, che il teatro esplode e la gente si riversa nei corridoi, scavalca amici e famigliari per guadagnare qualche centimetro. E io, non so perché, rimango inchiodata al mio posto come una statua di sale. Del resto, più di così potrei solo eliminare le due amebe davanti a me per sdraiarmi sulla pedaliera... 
Brian sfoggia le tre parole in italiano che conosce: ciao, Taormina, grazie, va bene. Ha una voce da papero quando parla in una lingua che non è sua che al 90 per cento della popolazione mondiale farebbe venire da ridere. Poi ci siamo noi, il restante 10 per cento, che ci faremmo leggere anche l'elenco telefonico trovandolo celestiale. 


E basta, il dialogo finisce lì. L'acustica, almeno nelle prime file, fa abbastanza schifo. A parte la voce (e a tratti nemmeno quella) io non riesco a sentire nulla. Vedo Angela che muove la bocca, quindi suppongo stia cantando, ma sono solo illazioni. A stento sento la batteria, figuriamoci! 
In compenso fa piuttosto caldo. Questo vuol dire che il nostro cantantino suderà come fosse appena stato buttato in mezzo al mare: tripudio e giubilo!!!! E in effetti gocciola come un naufrago. E probabilmente il sudore finisce anche su microfono, visto che continua a leccarlo! (Non voglio cedere all'idea che abbia una fissazione di tipo feticista) 
Notiamo che c'è un tizio che sta facendo delle riprese ufficiali: forse realizzeranno un dvd (hope is important!). Sarà bellissimo vedere la mia espressione ebete immortalata a imperitura memoria, proprio l'immagine di me che volevo lasciare ai posteri. 
Una precisazione: se sulle prime note di Lazarus sentite un urlo belluino e prolungata sono io. Una scimmia urlatrice in trine e merletti. La cosa deve avere turbato anche il tecnico delle chitarra che infatti porge a Brian quella sbagliata. E il piccoletto incredibilmente non lo scaraventa a terra strappandogli il cuore a mani nude per poi cibarsene. Si limita ad aspettare che arrivi quella giusta con un sorrisetto tra il satanico e il malizioso. Deve essere proprio in un positive mood. Sì, certo!

Niente pause sigaretta (fumiamo sul palco aspirando come una ciminiera, che fa tanto rockstar) e niente pausa pipì (non so e non voglio sapere il tipo di soluzione adottata). 
E poi, durante Twenty Years avviene l'inaspettato miracolo: i due tizi davanti a me se ne vanno. Su Twenty Years. Sulla canzone simbolo del ventennale. Ah, ok.
Aspettiamo due minuti e poi io e la mia vicina ci guardiamo. Scavalliamo? Scavalliamo! E lì, si consuma la tragedia. 
Io che, per una volta che avevo l'opportunità di non sembrare una sopravvissuta alla fine del mondo civilizzato, avevo studiato per settimane l'abbigliamento giusto per l'occasione, optando per una cosa sobria e romantica, castigata ma elegante, ho tralasciato un piccolo particolare. Se devi scavallare (e l'opzione era da tenere in conto) la lunghezza del vestito è fondamentale! Corto no, non va bene. E qui casca l'allocca che, nell'espletare la delicata operazione, mostra la  sua  biancheria intima, non alla Bridget Jones per carità ma nemmeno alla Victoria Secrets, al suo cantante preferito. E non esattamente nell'occasione giusta e auspicata. Sento di aver vinto la palma d'oro delle figure di merda della serata. Per cosa vorresti che il tuo cantante ti ricordasse? Per il sorriso? Per una battuta acuta? Per il carisma? No, per le mutande! 
Scelgo l'unica via percorribile e mi piazzo davanti facendo finta di niente. Sono nella posizione perfetta per godermi Devil in the details, rendiamoci conto. Peccato che su Space Monkey i due tizi tornino. Erano fuori a fumare (bravi e complimenti). Dopo pochi minuti io rientro nella mia seconda fila perché si sta creando un pasticcio e Brian sta perdendo la concentrazione. Certo, vorrei ucciderli tra indicibili sofferenze ma tant'è... Fanno chiaramente parte della categoria: non pago, sono un privilegiato e quindi sto qui giusto per romperti le palle perché di questi non me ne frega una beneamata, anzi ora lo scrivo pure su Facebook. 


Va be' ormai il peggio è stato dato, Brian ha già le palle in giostra e speriamo in bene. 
E invece no. Quando pensi di aver visto tutto, succede qualcosa che ti lascia ancora a bocca aperta. Una tizia piuttosto giovane, rivolge le spalle al palco e si fa un selfie. Brian è stranito ma, miracolosamente lascia correre... La tipa, ringalluzzita, prende l'amica/mamma attempata ed entrambe, entusiaste, cercano di farsi (e probabilmente ci riescono anche) un selfie con il cantante. Il tutto su Without I’m Nothing. Cioè, Without I’m Nothing. La canzone che dovrebbe avere il più alto tasso di pathos di tutto lo show. Ah, ok. Evidentemente non hanno idea di che cosa stanno facendo, non sanno che si stanno gettando a braccia spalancate verso l'umiliazione pubblica. Noi le guardiamo con il terrore nello sguardo, indecise se salvarle da morte certa o lasciarle al loro destino, mentre mentalmente facciamo il conto alla rovescia in attesa dello scoppio dell’ira funesta del piccolo nerocrinuto! 3, 2, 1… “Scusa posso chiederti una cosa?” MUOIO. Parte il pippone “Perché hai speso tutti questi soldi per stare seduta in prima fila se poi passi il tempo al telefono…” I fan, già abbastanza inviperiti, esplodono in grida di giubilo per il loro cantante e anche quelli che abitualmente fanno video e foto, si strappano le tonsille a forza di urlare “BRAVO!!!” Insomma, una figura mi merda epica. Ciao, ti cedo la palma d’oro. Una roba da scavarsi una fossa e rispuntare in Giappone in tempo zero. Io penso che me ne sarei andata con la coda fra le gambe.
E invece no, la tizia (che a questo punto mi chiedo cosa abbia capito) continua a messaggiare con gli amici. Su 36 Degrees Brian fa un’espressione talmente schifata che mi chiedo se non abbia sentito qualche puzza strana. Alla fine della canzone chiede a Billy di dire alla ragazza di mettere via il telefono o di uscire. Seconda figura di merda. Destinazione della fossa: Australia.
Ma lei no: si gira di spalle e continua a messaggiare per 5 minuti buoni. Ragazza, io ti ammiro per il coraggio, ma ti consiglio di rivedere le tue priorità!
Se prima il mio cantante aveva le balle in giostra, adesso proprio le ha spedite a fare il giro sull’anello di Saturno.
Non parla, non presenta la band (nemmeno la tizia nuova, cosa che sarebbe stata quanto meno gentile visto che la poveretta sembra dover vomitare sulla tastiera da un momento all’altro per il nervosismo): insomma si chiude a riccio forse per recuperare la concentrazione.

Cosa che gli riesce talmente bene che in un lampo stiamo già cantando Running con i lacrimoni.
Finisce come sempre troppo presto e troppo in fretta se ne vanno.

Resta una sola cosa da fare: affogare la depressione post gig nel cibo!
Il gestore, sconvolto, chiede di poter sentire una canzone dei Placebo. Parte Every You, Every Me. “E questi sono famosi?” sperando di smorzare i nostri bollenti spiriti. ILLUSO. Avrai anche un’ottima pasta alla Norma, ma toccaci Brian e se un uomo morto. #nessunotocchiilnano

Arriviamo in massa come oche starnazzanti, con il cuore negli occhi e le parole che si accavallano le une sulle altre perché nessuna sembra mai giusta per definire quello che è successo. Perché un concerto come quello di Taormina è tutto: attesa, ansia, gioia, euforia, gli abbracci, i baci, l’amicizia, paura e, in definitiva, TANTO AMORE. Per Brian, per i Placebo e per tutte le persone che mi stanno accompagnando in questa folle avventura!

E poi è davvero ora di andare a dormire, anche se non ci si rassegna, come i bambini che non vogliono mai chiudere gli occhi. Perché se ti addormenti, vuol dire che è finita davvero e che il sogno deve cedere il passo alla vita reale che ti aspetta al varco.
Ma nella realtà c’è anche il tempo per organizzare il prossimo sogno. Quindi, in alto i cuori: prossima tappa, Firenze!



LYA!
#seeyouinFlorence





Commenti

  1. Risposte
    1. Leggo e verso un lacrimone. ...Il tizio che sta seduto accanto a me sul bus mi sta guardando con pena ....ma tu ,nn puoi capire gli direi....ė solo troppo Amore .

      Elimina

Posta un commento

Post più popolari