FRANKFURT, FESTHALLE - 1 OTTOBRE 2022
L’amore è solo un apostrofo rosa tra le parole FRANCO e FORTE
(semicit. Aldo, Giovanni e Giacomo)
Arriviamo a Francoforte dopo sole otto comode ore di viaggio in treno, la metà delle quali passate a trastullarci tra i più comuni giochi di società tra cui Straccia Camicia (ogni riferimento è puramente casuale), Briscola e soprattutto l’avvincente Indovina look – 1000 e 1 modi per imbruttire Brian Molko. Veniamo accolte da un piacevole e confortante clima caldo e soleggiato in barba a tutte pessime previsioni del tempo per due settimane hanno funestato le nostre notti con terribili incubi. Certo, probabilmente abbiamo esagerato con l’abbigliamento invernale ma del resto a spogliarsi c’è sempre tempo.
Dopo una cena leggera a base di cotolette di brontosauro, crema di funghi, crema di peperoni, crema all’aglio e patate cucinate in ogni loro forma edibile, ci apprestiamo a quello che potrebbe essere definito un sonno breve ma ristoratore anche se non è assolutamente semplice a riposare con un cinghiale che balla la samba nel tuo stomaco. Alle 5 ci dirigiamo su luogo dell’evento e in breve scopriamo che effettivamente le previsioni del tempo non solo non erano da sottovalutare ma erano più veritiere del previsto. Infatti, dopo circa un’ora, comincia a piovere e, credetemi, sto usando un enorme eufemismo. Decidiamo pertanto di ritornare in albergo e aumentare gli strati di abiti adatti a proteggere da pioggia, vento, grandine e, probabilmente, neve da un momento all’altro. Dopo aver consumato una lauta colazione in compagnia dell’intera crew placebica, ritorniamo sul luogo del delitto per scoprire che sono arrivate ben due persone durante la nostra assenza.
In realtà la coda diventa ben presto un espediente per rivedere facce amiche dopo tanto tempo, raccontarsi come sono trascorsi questi ultimi anni decisamente complicati ed esprimere tutte le nostre preoccupazioni sul presente e sul passato e sul futuro non solo del mondo intero ma anche e soprattutto della nostra band.
Per non farmi mancare nemmeno un briciolo di ansia realizzo di essere l’unica persona in coda ad avere acquistato un e-ticket mentre tutti intorno a me, anche le persone provenienti dai luoghi più sperduti del pianeta come per esempio il Messico, sono dotati di biglietto cartaceo per l’invio del quale hanno dovuto impegnare qualche organo non vitale. Il dubbio mi aveva già sfiorata nei giorni precedenti ma mi consolavo dicendomi che non era possibile che avessero venduto un solo e-ticket e per giunta alla sottoscritta. Comincia così la mia incessante ricerca di un compagno/a di biglietto elettronico che proseguirà per tutta la giornata.
Alle tre del pomeriggio miracolosamente spunta un sole quasi estivo che fa in modo che le ultime ore in coda siano più gradevoli del previsto e aiuta a non prestare particolare attenzione al fatto che non si vede arrivare nessuno dell’organizzazione che possa anche soltanto pensare di aprire il cancello principale. Finalmente, dopo una lunga attesa, gli omini della security decidono di dividerci in 12 file e noi, da bravi soldatini, ci incaselliamo.
Io proseguo con la mia ricerca disperata anche se ormai l’ipotesi di essere l’unica con un e-ticket sta diventando lentamente una certezza e il fatto che la faccia della ragazza, seppur molto gentile, a cui ho chiesto informazioni non fosse affatto convinta non mi rassicura per niente. A esattamente due minuti dall’orario di apertura delle porte, gli efficientissimi omini della security decidono di compattare le file e la nostra, ovviamente, viene cancellata creando nell’ordine: malumore, ansia, terrore e raccapriccio. Dopo qualche minuto arriva un marcantonio che, in modo parecchio minaccioso, complice la ben nota delicatezza dell’idioma teutonico, annuncia che non si potranno fare foto e filmati e io sono certa di aver capito che chi verrà trovato in possesso di una fotocamera o penserà anche solo di estrarre il proprio cellulare, verrà scannato sul posto.
Tendo a sottolineare che io resto l’unica persona presente con un e-ticket e se tutto questo insieme di cose non mi ha provocato un arresto cardiaco devo probabilmente dire grazie solo al pastiglino che mi butto giù tutte le mattine!
Dopo una serie infinita di altre indicazioni tra cui “non correte”, “non spingete”, “non fatevi male”, “controlliamo tutto noi”, improvvisamente c’è un via libera tutti e ovviamente tutte queste raccomandazioni vanno a finire direttamente nel dimenticatoio. Da lontano vedo la mia socia franare al suolo e penso distintamente: “È finita! Speriamo che l’ospedale sia vicino!” Dopo un secondo tuttavia, la vedo rialzarsi e, novella Rambo, correre spedita come una gazzella.
Mi tranquillizzo, il mio biglietto miracolosamente funziona anche se vengo guardata con sospetto dal tizio dei controlli ma ovviamente non può andare tutto liscio e infatti vengo fermata da un signore anziano che non capiva dove dovessi andare. Dopo aver perso in questo modo al limite dell’assurdo dei minuti vitali, finalmente riesco a passare e vedo da lontano la mia compagna di sventura che si sbraccia.
Cerco quindi, compatibilmente con la mia età e la mia condizione fisica non eccellente, di raggiungere il più velocemente possibile la transenna ma più mi avvicino e più noto che c’è qualcosa di strano: incredibilmente vicino a lei c’è un bello spazio e nessuno osa avvicinarsi. Quando finalmente la raggiungo, mi rendo conto che non va esattamente tutto bene: sembra effettivamente di essere sul set cinematografico di un film horror. Peccato che non sia finzione e la mia socia abbia il viso completamente coperto di sangue che continua a scrosciare come da una fontana. Ottimo deterrente ma situazione sicuramente complicata: dopo averla ripulita ed essere stata rimproverata per non aver immortalato la tragedia nella sua massima espressione appare tuttavia chiaro che serve un medico, anche piuttosto velocemente. Per la prima volta da che io ho memoria gli omini della sicurezza si mostrano gentili, educati, collaborativi e veramente comprensivi e infatti, dopo un’adeguata medicazione, la fan guerriera torna al suo posto conquistato letteralmente con il sangue e sfoggiando con orgoglio un cerotto sul sopracciglio, prova del fatto che per arrivare in transenna dai Placebo si può fare veramente qualsiasi cosa.
E quando dico qualsiasi cosa, includo anche il fatto che io abbia avuto il coraggio di pulire quel lago ematico, io che mi impressiono anche soltanto se si spezza un’unghia a qualcuno.
Piano piano si fa l’ora del concerto della band di apertura che è una vecchia conoscenza visto che i tre quinti degli Echo Machine provengono dal gruppo storico dei Mirror Trap, che anni fa aprirono diversi concerti dei Placebo. Si riconfermano assolutamente gradevoli e Gary è un performer divertente e bravo. Tra le due ragazze new entry mi sento obbligata a dire che la batterista è particolarmente brava oltre che veramente molto molto bella e quindi il primo pensiero è stato: “Non ci pensare nemmeno a entrare a far parte di Placebo!”.
Nel frattempo, buttando l’occhio sulla nostra sinistra, scorgiamo una figuretta familiare alla postazione delle chitarre dietro le quinte. Una figuretta familiare e particolarmente sorridente con una scollatura davvero interessante e qualcosa di appoggiato sulle spalle che gli conferisce un look decisamente… unico!
Ovviamente il primo pensiero che condividiamo io e la mia socia è: “Mio Dio, è più bello del solito!”
E ricordatevi sempre che lei ha preso un colpo in testa e io sono cieca.
Finita l’esibizione degli EM ecco che finalmente si comincia a preparare il palco per i nostri. Il palco è particolarmente piccolo, francamente me lo aspettavo molto più grande, e l’asta di Brian viene piazzata praticamente a bordo palco esattamente di fronte a noi, la qual cosa è sicuramente gradevole ma potrebbe facilmente diventare insostenibile.
Al suo ingresso, del resto, non possiamo fare altro che confermare l’impressione avuta qualche minuto prima anche se disgraziatamente la maglia molto scollata ha lasciato il posto alla solita camicia e al solito gilet.
La scaletta la potete facilmente trovare sul sito setlist.fm, quindi è inutile che io stia qui ad elencare tutte quante le canzoni che sono state suonate. Il filo conduttore dell’intero concerto è stato però l’estrema gestualità del nostro cantante che non si è risparmiato nemmeno un secondo in quanto ad ancheggiamenti, ammiccamenti, sbarramento di occhi, leccate di microfono, apertura di gambe con conseguente protrusione del bacino: chiaramente tutti gesti volti a ridurre in uno stato simil vegetativo le prime file. Ammetto che come tentativo di sterminio non è stato affatto spiacevole ma, purtroppo, devo comunicare ufficialmente che non è andato a buon fine.
L’esibizione su Bionic è stata particolarmente interessante e foriera di pensieri impuri e altresì economicamente rivoluzionari. Avere Brian Molko davanti che sembra “fissarti” mentre declama voluttuosamente “Harder, faster, forever after”, oltre ad avermi provocato un chiaro scompenso ormono-intellettivo, mi ha anche fatto venire in mente un gadget che mi permetto di suggerire al management al fine di mandarlo in produzione il più in fretta possibile se questo è l’andazzo previsto per i concerti di quest’autunno. Si tratta di un comodo raccoglibava, magari di colore nero in modo che vada su tutto, da applicare al mento delle persone che stanno in prima fila per evitare quello spiacevole spettacolo del rivolino che cola a lato della bocca che, diciamolo, oltre ad offrire una visione ben poco edificante, dà anche un senso di trascuratezza. Personalizzandolo con una piccola scritta “Placebo” potrebbe diventare un oggetto, sobrio ed elegante, adatto ad espletare una funzione assolutamente onorevole ma anche da collezionare!
Dal punto di vista della scaletta ci sono ben tre debutti: Twin Demons, Chemtrails e Shout e su queste tre canzoni forse vale la pena spendere qualche parola in più.
Twin Demons rende moltissimo live, è veramente una potenza incredibile. Il pubblico l’ha accolta con entusiasmo fin dalle prime note e noi l’abbiamo particolarmente apprezzata dato che abbiamo beneficiato di uno spettacolino decisamente ammiccante da parte del nostro cantante che, francamente, potrebbe fargli tranquillamente guadagnare honoris causa il titolo di “cura permanente contro la menopausa e l’infertilità”.
Chemtrails, per quanto sia una delle mie preferite e io abbia aspettato il momento di sentirla live con trepidazione, non mi ha delusa ma non mi ha fatto impazzire. Non riesco a capire se le strofe sono troppo lente o troppo basse rispetto alla versione originale ma secondo me lavorandoci ancora un pochino potrebbe raggiungere un ottimo livello.
Da Shout non mi aspettavo assolutamente nulla di buono perché per me la voce di Brian è insostituibile e incantevole. Invece devo dire che i cori e il ritornello hanno una potenza tale che rendono persino gradevole la parte cantata da Stefan che, per contrasto, è così “delicata”.
Per quel che riguarda l’interazione di Brian con il pubblico, vi comunico ufficialmente che ha parlato!
Mentre veniva collocato sul palco un pianoforte vero (quindi è stata probabilmente pensionata la pianola Bontempi dei tour precedenti dopo un’onorevole carriera) il nostro burlone preferito ha annunciato che stavamo per sentire una canzone che non avevano mai suonato prima. Devo dire che lì per lì ho perso un battito perché ho subito pensato a This Is What You Wanted, peccato che alle prime note e osservando il sorrisetto sardonico letteralmente sotto i baffi di Brian, è stato evidente che fosse la solita Too Many Friends. Bello scherzo Brian, grazie. Quindi, pur sapendo che questa canzone fa schifo ai più ma considerando che piace da impazzire ai meno fan, continueranno a propinarcela da qui all’eternità.
Momento look: Brian sembra essere un filino più magro. E uno potrebbe pure chiedersi come sia possibile… Nonostante ciò mi sembra stare meglio rispetto a quest’estate grazie a un colorito decisamente più sano rispetto al grigio topo della primavera e all’arancio terra di Siena dell’estate. I denti, che erano una nota dolentissima, sembrano normali per colore, grandezza e quantità. Quindi adesso quando Brian sorride purtroppo non illumina più il parterre fino all’ingresso e avrà perso il contratto come sponsor Pozzi Ginori, ma fa decisamente meno paura. Per quanto riguarda il trucco, come sempre sembra che se ne sia occupato Stevie Wonder ma qualunque cosa sia successa, in qualsiasi mano disgraziata sia finito, aveva degli occhi che io personalmente non gli ho mai visto anche se non credo fosse merito soltanto del trucco, che appunto sembrava tracciato con l’Uni Posca: in ogni caso, bene così! I capelli sono sempre Pandoro-Style direttamente dalla toelettatura Paradiso del Cucciolo, cui per altro sembra essersi rivolto anche a Nick che sfoggia un mocio recentemente usato, incollato alla testa. Nessuno smalto colorato ma nemmeno nessun nuovo tatuaggio, via i doposci in favore di un più sobrio stivaletto nero, i pantaloni sono gli stessi della bancarella 27 del mercato rionale di Arcore sfoggiati in estate e camicia e gilet sono una certezza ormai da molti anni. Nel complesso una sufficienza meritata.
Per il resto i ragazzi erano tutti molto in mood: allegri ma concentrati. 21 canzoni in 1 ora e 40 non è semplice (per la cronaca e per zittire subito i lamentosi della breve durata dei concerti, vi informo che Billy Idol ha suonato il 29 settembre nello stesso posto per meno di 1 ora e 30) e sono stati molto bravi a non sbagliare assolutamente niente. Brian ha rischiato la vita inciampando nel solito filo un paio di volte, Codaliscia è sempre fra noi e si è beccato pure due palpate di pancia dal cantantino, scatenando una serie di sospiri invidiosi che potevano essere registrati e usati come coro per una versione hard di Running. Molko ha riacquistato una voce eccellente dopo la laringite di questa quest’estate e non pare più guardare la chitarra come se volesse strangolarlo da un momento all’altro. Non ha cazziato nessuno per cellulari e fotocamera, probabilmente perché i tedeschi sono stati più ligi alle direttive o forse più intimoriti dalla minacciosità del messaggio dato dal loro connazionale.
Il concerto nel complesso io posso definirlo soltanto con una parola che forse può sembrare inappropriata in questo particolare momento storico: BOMBA!
Bella atmosfera, bella gente, nessuna prevaricazione, nessuna lite, massimo rispetto.
Forse un po’ di tensione da debutto, ma ci sta. Io mi agito ogni volta che rientro al lavoro dopo un weekend di svago, figuriamoci tornare su un palco dopo un mese e mezzo e con il peso sulle spalle del malumore provocato dall’ultima serie di cancellazioni!
Vedremo cosa ci riserveranno le prossime date ma, se queste sono le premesse, prevedo una sfilza di cuori infranti e gravidanze isteriche entro fine mese.
Per concludere, giusto due parole polemiche.
Ho già sentito diverse critiche sulla scaletta, sulla durata del concerto, sull’atteggiamento di Brian nei confronti del pubblico. In particolare le critiche sulla scaletta e sulla durata sono cominciate con il concerto di Mantova e perdurano tuttora. Ora, io vi vorrei ricordare due cose.
1. Mantova, o qualsiasi altra località italiana, per i Placebo è una data come un’altra quindi non c’è alcun motivo che potrebbe portarli a creare una scaletta ad hoc per l’Italia o tantomeno a allungare la durata del concerto visto e considerato che la scaletta per la leg estiva e quella per la leg autunnale sono decise a tavolino e non vengono cambiate a seconda della località in cui ci si trova. Al massimo può succedere che in Francia vengano fatte delle versioni in francese di alcune canzoni ma aldilà di questo non ci sono cambiamenti in base alla simpatia o alla bellezza della location rispetto. Fatevene una ragione.
2. Le canzoni vecchie che vengono proposte sono sempre le stesse sono sicuramente le più conosciute non certo le più belle, come per esempio Too Many Friends o Song to Say Goodbye. Bene, vi vorrei far notare che questo è un tour di promozione del nuovo album e il fatto che vengano fatte ben 11 canzoni da Never Let Me Go dovrebbe far felici i fan più accaniti che hanno la possibilità di ascoltare dal vivo delle canzoni totalmente nuove in una versione inedita. Bisogna tuttavia altresì considerare il fatto che non soltanto i fan accaniti vanno i concerti dei Placebo, e grazie a Dio altrimenti saremo in 100 a dirla larga. Le persone che non sono strettamente fan del gruppo ma magari hanno piacere di vedere un concerto di una band che hanno sentito passare per radio oppure di cui ricordano di aver sentito delle canzoni in passato naturalmente non solo non conoscono bene le canzoni del nuovo album, ma sicuramente non sanno neanche le chicche del passato. Di conseguenza a loro piace ascoltare delle canzoni tipo Bitter End e Running e la tanto vituperata Too Many Friends che a noi magari o hanno stufato o ci fanno proprio cagare. Il compito di una band è far felici i propri fan e i Placebo lo stanno facendo suonando 11 (RIPETO, 11) canzoni da Never Let Me Go e Bionic che, diciamocelo, non è proprio mainstream. Ma devono anche accontentare quelli che proprio fan stretti non sono ma che magari, avendo potuto cantare e ballare delle canzoni più o meno conosciute, potrebbero diventarlo in futuro.
Quindi prima di sparare a zero sui social, prima di insultare una band che dite di amare, prima di dire “è uno schifo”, “mi sento preso per il culo”, “ci stanno rapinando” provate ad attivare il cervello, a riflettere un attimo e a guardare un pochino aldilà dei vostri desideri. E soprattutto, non dimenticate mai le parole magiche: “secondo me”, perché nessuno di noi ha la verità in tasca e le opinioni di tutti sono rispettabili se espresse con i giusti modi.
Infine, momento promozione:
Vi ricordo il super concorso per i Placebo Lovers indetto dalla fantastica Stefania Dei Cuori, il cui regolamento potete trovare qui: https://www.instagram.com/reel/CjDB89ejhfd/?utm_source=ig_web_copy_link e che vi darà la possibilità di vincere una fantastica Pearl Pill, unica, personalizzata e fatta con un ingrediente speciale: la passione!
Come potrete vedere in questa puntata manca la vignetta del nostro amato Petrok's art che tornerà a breve fra noi :)
Le foto utilizzate in questo blog non sono ovviamente mie perché ci tengo ancora troppo alla vita.
La prima è di Julian Sajak @worgram
Il titillatore di chitarre invece è di @radio.bob
Lo splendore in b/n è di Torsten Reiz per regioactive.de e qui potete trovare tutta la gallery comprendente anche una foto della sottoscritta in evidente crisi mistica
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