DUE PASSI PER PRAGA (o di quando, per caso, scopri di avere un
fan. O.O)
È lunedì mattina. Mio marito è a casa. Decido di rinunciare al
tassista smemorello per andare in aeroporto e scroccare un passaggio gratis al
consorte. Mai scelta fu più scellerata! Come ho potuto dimenticare che ho
sposato l'incarnazione stessa dell'ansia? Che mi butta giù dal letto mezz'ora
del previsto... (male, molto molto male.) Ora, io sarò anche fin troppo
rilassata, ma 'sto poverino rischia di farsi venire un colpo per tutta l'ora di
strada che ci separa da Malpensa. No, mai più! Uno: non voglio restare vedova a
breve. Due: fare colazione (io) con Maalox e caffè fa decisamente schifo.
Al banco del check in la tizia prende la mia prenotazione e
candidamente mi chiede: "È del gruppo MSC Crociere?" Io la guardo
come fosse un diplodoco e comincio a guardarmi intorno... Vuoi vedere che a
forza di imprecare contro il mondo, mio marito mi ha portata a Genova? Eppure vedo aerei... Perché questa mi parla di navi??? Poi, con una risatina
alla Dario Argento mi spiega: "No mi scusi ho letto male il codice del
volo... Pensavo fosse una crociera. Hi, hi, hi!”
È questa sarebbe il
soggetto che dovrebbe imbarcare la mia valigia? Con dentro i miei vestiti e i
miei trucchi? No bella, molla il bagaglio che vado dalla tua collega, che ha lo
sguardo sveglio come quello di Flavia Vento ma per lo meno non sembra appena uscita dal Briarcliff di American Horror Story!
Imbarco della valigia completato. Tiriamo un sospiro di sollievo
e andiamo ai controlli di sicurezza. COSA DIAVOLO È QUELLA CODA? ANZI QUELLE
TRE CODE! Gente ovunque, che spinge, fa roteare biglietti e borse (oh calmi!
Mica siamo a un fottutissimo concerto dei Limp Bizkit. [cit.])
A un certo punto
anche l'addetto allo smistamento passeggeri allarga le braccia e "andate
dove ca*** volete!" L'inferno. La coppia di anziani giapponesi dietro di
me parte come se avessero suonato l'inno nazionale in differita. Il marito con
agilità insospettata passa i tornelli mentre la moglie fa un volo a planare di
almeno 7 metri! Ecco, perfetto. Chiamate qualcuno. Avanti. Sicurezza, medico e
via dicendo. E voi direte "che diavolo ci fai ancora lì?". Io me ne sarei
anche andata, se non fosse che la signora, con funambolica e repentina mossa, si
è aggrappata al mio zaino. E se io non le sono rotolata sopra è un miracolo, ma
lei a restituirmelo non ci pensa proprio. Per fortuna arriva un energumeno
della sicurezza che, impietosito davanti al mio sguardo sgomento, glielo strappa
letteralmente dalle mani.
Insomma, una partenza quasi regolare in fondo.
Dopo due giorni di pioggia non mi sembra quasi vero atterrare e
vedere il sole qui a Praga. Certo, il sole. Ma con -2°.
Vado a cercare I biglietti per prendere l'autobus e scopro che
qui sono organizzatissimi: per ogni domanda che fai la tizia ha
un cartello. "È giusta la strada il centro?" le chiedo mostrandole la piantina.
Lei tira su un cartello con scritto YES. Le chiedo il costo del biglietto e lei
tira su un cartello con scritto 34 corone. Le chiedo da dove partono gli
autobus e lei tira su un cartello con scritto EXIT D. Allora questa è una
sfida. Le chiedo dov'è il bagno e lei tira su un cartello con scritto in
italiano: “In fondo a destra”. Io mica me la ricordavo così Praga... va bene
che son passati solo 10 anni ma speravo che ci fosse stata un'evoluzione
maggiore rispetto alla risposta tramite cartello.
La metropolitana non è delle più moderne e si incontrano
personaggi bizzarri come un tizio in giacca e cravatta con un cetriolo che gli
spunta da una tasca ma, tutto sommato per un euro e 39 e un'ora di viaggio, mi
sembra che io non possa pretendere proprio nulla di più.
Chiaramente mi perdo in albergo, che ha più ascensori che
camere. E per fortuna tre muratori cechi alla fine mi scortano alla mia stanza.
Apro la porta e mi trovo catapultata in un secondo nella Gabicce degli anni 90.
Il copriletto in satin azzurro fluo, solo a guardarlo, fa male agli occhi e
potrebbe smaterializzarsi davanti ai miei occhi per
autocombustione.
Però non fa freddissimo e posso fare un bel giro. Cominciando da
Starbucks, ovviamente. Qui sanno scrivere il mio nome e la ragazza riesce anche
a farmi dimenticare di essere altissima, bellissima, biondissima è giovanissima
disegnandomi una faccina sorridente sul bicchiere.
A
chi piace c'è uno splendido Chocolate Museum! Un tripudio di cacao in tutte le
forme e dimensioni, dall’extra dark 99% al bianco ipercarioso! Non fatevi
scoraggiare dal fatto che sia accanto al museo delle torture, sarà sicuramente
un caso.
La
città è bellissima da girare a piedi perché è piena di vicoletti dove abbondano
i negozietti di souvenir, di cristalli, di cose che luccicano anche un tocco di
italianità che non guasta mai.
D’obbligo è la tappa all’Orologio Astronomico (Staroměstský Orloj). Per studiarlo bene ci vuole almeno mezz’ora
e vi assicuro per tutti quei sofisticatissimi meccanismi così finemente
cesellati e per le figure allegoriche che fanno da contorno ne vale davvero la
pena. Fa freddo però… ma, sommo gaudio, proprio lì di fronte c’è un localino
dove servono ottima birra, ci sono i funghi che scaldano e ti danno anche una
copertina… Insomma perfetto per godersi l’orologio e riposarvi se avete mal di
piedi!
Percorrendo
uno dei vicoli arrivo inaspettatamente all’Apple Museum… Quella Apple sì. Io,
consumatrice di Apple da più di vent’anni, posso forse non entrare? Ok, il
biglietto è spaventosamente caro rispetto agli standard cittadini (11 euro)
però all’ingresso vi offrono una mela (O.O). In compenso il museo è bellissimo
ed è come fare un viaggio a ritroso nel tempo. Il mio primo Mac con il mouse
che sembrava una piastrella… I floppy disk che ormai sono preistoria
informatica ma all’epoca a loro era legata la tua sopravvivenza universitaria!
Il primo iPod, il primo iPhone… Sono tutta un sospiro, che diciamolo, non è
esattamente come visitare la galleria degli Uffizi, ma si vede che ho uno
sbalzo ormonale in atto perché alla vista dell’iMac azzurro mi spunta anche una
lacrimuccia… Ah, menzione speciale per la galleria Pop che stanno allestendo nei
sotterranei: bella location e bei quadri!
Prima
che faccia troppo freddo sarà il caso che mi faccia la passeggiata sul ponte
san Carlo! Il sole sta anche tramontando e la vista è spettacolare.
E nulla, in
qualunque punto ti giri in questa città c’è qualcosa di bello da osservare (la
Porta delle Polveri, l’Old Town Hall con la torre, la Staroměstské náměstí
ossia la Piazza della Città Vecchia, per esempio)…
Poi
ci sono anche cose bizzarre come le insegne dei caffè…
…
concerti di musica classica in tutte le chiese…
…
un Minion alla guida di un’auto…
…
matrioske di strane fogge…
…
posti orribili in cui fanno la fish pedicure (che al mio cantante è piaciuta
tanto e a me fa molto schifo…)
E
poi, a un certo punto, ti si para davanti un ragazzotto che ti chiama per nome
con un accento strano… Lo sguardo vacuo è matematico (Chi sei? Ci conosciamo?
Dovrei ricordarmi di te? Quando sono stata a Praga la prima volta tu
sicuramente facevi ancora le medie quindi sono quasi certa di non averti
incontrato in precedenza…) e siccome il body language mi frega da una vita mi
si legge chiaro in faccia che, non solo non so chi sia il tizio, ma sono anche
lievemente terrorizzata. Dopodichè un dialogo surreale:
IO:
Ehm… sono di fretta.
TIZIO:
Ma no Francesca, volevo offrirti una birra!
IO:
Scusa, ma chi sei?
TIZIO: Un tuo fan!
IO:
(stralunata e ridendo) Sì, ok, bella scusa. Ciao ciao!
TIZIO:
No, guarda che leggo sempre il tuo blog!
IO:
(ancora più stralunata) Allora sei un fan dei Placebo!
TIZIO:
Ehm no… Non sapevo neppure chi fossero, ma non sono male eh!
IO:
(allibita) Non capisco…
TIZIO:
Sono spagnolo, vivo qui e non conosco una parola di ceco. Ma voglio imparare
l’italiano!
IO:
Ah, ok! Credo di avere bisogno di quella birra!
(Vedi
Brian, non tutti i fan sono cattivi. Alcuni ti offrono da bere. Altri, come me,
fanno proselitismo involontario! Ciao Jorge, alla prossima!)
Nel
frattempo il mio cantante si cambia le scarpe sul palco perché gli fanno male i
piedini (ecchecavolo… proprio a Budapest dovevi fare shopping?), parla di
universi paralleli e donne nude (mangiato pesante eh!) e prende in giro quelli
che gli fanno foto. Sì certo Brian, ora però due parole: concordo sul fatto che
riprendere il concerto e fare foto a raffica sia per lo meno svilente sia per
chi è sul palco sia per chi è sotto che magari deve vedersi lo spettacolo dallo
schermo del disgraziato davanti. Però non è che se uno ti fa una foto per
ricordo o per condividerla con gli amici a casa, diventa automaticamente un
coglione. Perché allora, se non ci arrivi a capire che est modus in rebus,
automaticamente tu diventi uno stronzo. Detto questo, lo amo come e più di
prima, naturalmente XD!
See
you in Milan, tristemente seduta!
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