PRAGA – 8 NOVEMBRE 2016

Nel giorno in cui il mondo si è svegliato gambe all’aria e stravolto dalla notizia che un ciccione misogino, ignorante e razzista è il nuovo presidente USA; nel giorno in cui una bimba si è svegliata con la consapevolezza che tutto il suo mondo è andato a gambe all’aria perché la sua mamma non c’è più; nel giorno in cui ti sei svegliata con la netta sensazione che la forza, la fiducia e il coraggio, a volte, non servono proprio a niente… ecco in un giorno come questo non puoi fare altro che aggrapparti all’ultimo ricordo bello che hai e provare a trasmetterlo a qualcuno con la stessa spensieratezza di sempre perché, in fondo, lo spettacolo deve continuare. Sempre.




GOODBYE CULANDRA STYLE, WELCOME LEGGINGS

Dunque, Praga è fredda. Molto, molto fredda. Per quanto ci sia anche uno spiraglio di sole, le dita dei piedi e delle mani sono a costante rischio caduta. Per fortuna nostra, per una santa volta, i nostri suonano in una struttura nuova e molto ben attrezzata. Dotata di un ristorante davvero di eccezionale qualità che fa ottimo uso di ingredienti freschissimi (a volte fin troppo freschi, visto che la scena del riempimento del volatile me la sarei anche risparmiata) e, last but not least, costa meno di un McDonald’s italiano!
Per noi poverette che abbiamo davanti ore e ore di coda, è un rifugio caldo e accogliente popolato tra l’altro da giovani camerieri biondi e molto carini! Good job Band!
Una nota di merito va assegnata agli autisti dei tour bus che, con precisione geometrica, sono riusciti a infilarsi in pertugi che manco uno speleologo di grande esperienza avrebbe potuto esplorare (io per esempio avrei demolito il Forum Karlin con una sola mossa di volante…)



Come sempre, tra una chiacchiera e l’altra, tra nuove e vecchie conoscenze, tra litri di caffè ingurgitati, la giornata passa veloce e arriva il momento di intransennarci. E lì, si consuma il dramma. Un tizio di dubbio aspetto, prontamente soprannominato Rasputin, si piazza in fila davanti a tutti. Così. Senza dire nulla a nessuno. Dopo attimi di smarrimento la nostra piccola panzer francese (giuro, un monumento a questa donna sarebbe da fare all’istante!) va a chiedere spiegazioni. Il tizio si giustifica dicendo che lui andrà in tribuna ma non ha intenzione di mettersi in fila. La perplessità è negli occhi di tutti: ascolta, bruttino, siamo in fila da otto ore e pensi di minchionarci in questo modo? Insomma, dopo mezz’ora di discussione finalmente interviene la security ma il tizio losco non molla… Finché non lo portano letteralmente via di peso e lo piazzano al suo posto. Lui ovviamente ci guarda con odio malcelato e, francamente, io non mi sento proprio tranquillissima. Anche perché nel frattempo frotte di persone stanno entrando alla venue. Mi metto il cuore in pace e anche una pietra pensante sopra la prima fila quando all’improvviso spunta un van rosso con a bordo nientepopodimeno che Brian in persona (cioè pare ci fossero anche altre persone ma francamente non saprei dirlo). I vetri non sono oscurati, anche se sospetto che ci abbia provato utilizzando un tubetto intero di mascara. È a un metro e lo vediamo benissimo, ha il viso un po’ scuro e tirato ma chiaramente, con un tempismo alla Mr. Bean tra l’altro, lui si tira il cappuccio in testa… Ora, Brian, parliamone. Se qualcuno ti vede struccato, credimi, non succede niente. A me capita di continuo e per ora nessuno mi ha denunciata per molestie visive.

Passato anche questo choc, alla fine ci fanno entrare e, fidatevi, fare le scale con i piedi surgelati non è affatto semplice ma, in un modo o nell’altro alla transenna ci si arriva. Il gruppo di supporto comincia dopo più di un’ora e, se devo dire che l’attesa è stata ripagata, mentirei spudoratamente. Senza infamia e senza lode, ma del resto siamo talmente affezionati ai nostri piccoli Mirror Trap, che il confronto sarebbe difficile per chiunque. Per fortuna suonano poco e, come sono comparsi, spariscono anche.
Solita sgolata sul video Every You Every Me (Bitch version) e occhiate perplesse dei fotografi che sicuramente si stanno chiedendo da dove venga tutto questo entusiasmo… Stolti!
Poi entrano i nostri: Stef ha rasato i capelli ma tranquilli, lo scoiattolo sta bene ed è ancora saldamente ancorato al suo cranio. Brian entra e, SORPRESONE, non ci sono più i pantalonacci culandra style (che si spera abbiano trovato la loro giusta collocazione, in un bidone per esempio) ma dei bellissimi skinny super aderenti! Evviva, un cambio look decisamente apprezzabile! 


Il ragazzo sembra in forma e sfoggia anche un brufoletto adolescenziale che troveresti ributtante su chiunque ma su di lui ti fa tanta tenerezza (e mentalmente fai una lista di cibi da consigliare per farlo passare!).  Esecuzione dei primi brani impeccabili e Brian ringrazia il pubblico ceco. Poi si guarda intorno e commenta che effettivamente la prima fila gli è nota elencando le provenienze geografiche degli astanti. Il tuo cuoricino fa capriole in totale contrasto con lui che urla FUCK BREXIT a più riprese…



Alcuni momenti salienti: capisco che il fatto che ci siano gopro in sala è totalmente irrilevante. Lui il pippotto sulle foto e i video prima di TMF lo deve fare in ogni caso. Quindi stasera se la prende con gli smartphone e io, che effettivamente qualche foto l’avevo fatta, mi sento in colpa, complice anche la sonora gomitata assestatami dalla vicina…
Brian Molko si traveste da uomo della sicurezza: con un gesto del ditino intima a una tizia salita sulle possenti spalle del suo boy di scendere immediatamente. Che uomo attento alla salute dei fan! Peccato che in men che non si dica uno stuolo di energumeni si raduna proprio davanti a me. Uno di questi aveva, per motivi insondabili, una luce stroboscopica sulla fronte e io, mio malgrado, perdo una retina... Grazie Brian, un po’ meno solerte la prossima volta eh! 
Il discorsone sulla malinconia comincia ad assumere toni drammatici quando Brian fa presente che in tribuna la partecipazione è poco sentita. GIAMMAI! Il tizio che aveva un raggio di azione di 10 centimetri intorno al microfono, mi è diventato un sobillatore di folle e incita il pubblico a ballare, divertirsi e gridare a più non posso. Perché non si è mai vista una festa in cui la gente (quasi tutta per lo meno), non balla e non si diverte. Giusto?



Parentesi EXIT WOUNDS: sentita per la seconda volta in questa nuova versione, arrivo alla conclusione che no, non mi piace. A volte un po’ meno pathos non guasta e qui invece stiamo andando verso la recitazione vera e propria. Pregevole certo, ma sempre di recitazione si tratta…
Parentesi WYIN: mi sta bene la commozione una sera, anche due… Ma tirare fuori le lacrime finte tutte le volte, anche no… Poi certo, mi rendo conto che il concerto è fatto per chi lo vede una volta (e non un tot di sere di fila come la sottoscritta) e infatti la ragazzina di fianco a me piange come un vitello. Ok, forse hai ragione tu Brian…
Parentesi LOTF: bella, stasera davvero bella. Anche se Brian fa paura (l’ho già detto che quando digrigna i denti fa paura vero?) e lancia delle occhiate che pietrificherebbe anche la Medusa. Ecco, le occhiate di Brian… Chi non lo vedeva da Stoccolma ha manifestato chiaramente sconcerto perché quando ti spalanca questi occhi spiritati in faccia hai davvero la netta impressione che potrebbe scendere e prenderti a schiaffoni. Così, senza un vero perché! Tuttavia c’è un fondo di chiara tristezza e fragilità che davvero lascia senza fiato. Lui salta, ride molto, parla a ruota libera. Ma è stanco, comprensibilmente. Lo si vede dai respironi che prende spesso, eppure non si risparmia per nulla. Onore al merito, davvero!


Parentesi DEVIL: il momento della STRARAVANATA. Non c’è bisogno di commenti credo…



Parentesi TBE: questa cosa di rotolarsi sul palco evidentemente gli sta piacendo parecchio, anche se l’effetto otaria e l’attacco di sciatica sono dietro l’angolo! Anche saltare sulla pedana della batteria è un rischio, e infatti al primo colpo sbaglia l’appoggio e finisce dritto dritto sull’asciugamano (ho già detto che suda come fosse sotto la doccia?). Nel tuo cervello si formano scene apocalittiche e lo vedi già schiantato a faccia in giù sui piatti del povero Matt…





Alla fine chiaramente lui sta benissimo, ma forse tutto questo saltare qualche doloretto lo ha lasciato. Tanto che, per stasera, niente zompo sulla transenna. E capisco la delusione di tutti quelli che se lo aspettavano ma, a dirla tutta, le mie costole ringraziano sentitamente!
Quindi saluti e niente baci standard, grazie a tutti e alla prossima!



Una nota per l’organizzazione del Karlin: ragazzino della security, se ti chiedo dell’acqua perché c’è una persona che non si sente bene, è inutile che mi dici che c’è il bar... Mi spieghi come diavolo faccio a fendere la folla? Non mi chiamo mica Mosè di secondo nome sai?

Il post gig è gelido, termicamente parlando. Il tempo di due sigarette e quattro chiacchiere con Mick che poverino è stato messo a dieta (missione contrabbando di caramelle iniziata) e tutti a nanna. Certo, quando poi arrivi in albergo, hai fame, vai a farti un panino e scopri che proprio lì alloggia il folle Rasputin, capisci che qualcosa non sta andando per il verso giusto…

Questo è quanto. Stasera Stef ha detto di lottare sempre per diventare chi vogliamo essere. È un messaggio bello e forte ma, a volte, anche molto difficile da perseguire. Oggi forse lo è un po’ di più, per tanti di noi.

Ciao amica mia, sei stata una donna forte e coraggiosa e una mamma unica e speciale. Mi hai detto che leggevi il mio blog perché ti faceva ridere e oggi è dedicato a te e alla tua piccola, perché abbia sempre il coraggio di lottare per diventare quello che vorrà. Buon viaggio, sorridimi ancora.





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