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HELSINKI - 20 OTTOBRE 2016 (da remoto)

Il mio cantante è differente.
Il mio cantante si esibisce in accappatoio.
Perché il freddo è come il Natale: quando arriva, arriva.



Chi di noi, poveri freelance (ammesso che fare la rock star possa essere considerata libera professione…), non ha mai sperimentato le lunghe ore al gelo trangugiando bevande bollenti e vagando per il luogo di lavoro (casa o palco fa poca differenza) sfoggiando gli outfit più impensabili. Non è raro trovarci con strati di pantaloni, maglioni fatti dalla mamma 20 anni fa in acrilico non ignifugo, calzettoni con le orecchie pendule e avvolti in un pratico pile Ikea. Quindi chi sono io per giudicare?

E poi, la comfort zone prima di tutto, vero Mr. Molko?
Già lo sento che borbotta: “E poi scusate, voi siete tutti teenager ma io, ragazzi, comincio ad avere una certa… E quello spifferino gelido che dal retro palco puntava dritto ai sacri lombi avrebbe certamente peggiorato la mia situazione clinica già piuttosto complessa: sapete, con la cancrena non si scherza. Al piede poi, signori miei, non sapete quanti impacchi di aloe!”

Brian, ascolta una scema, se vuoi trollarci, fallo pure. Ci mancherebbe, siamo abituati e ti amiamo anche per questo. Ma ecco, la cancrena fa un po’ schifo. Un bell’attacco di tisi di bohèmiana memoria è ugualmente mortale, ma fa più romantico.  Poi tranquillo, una Ricola al rabarbaro e passa la paura.  (Confesso di aver fatto una ricerca sui morti per cancrena a un piede e ci sono nomi quali: Luigi XIV, Goffredo Mameli e Jack Daniel. Sì, quello del whisky…)


Dopo aver tenuto una performance audace nonostante l’abbigliamento, bardato come un novello signore dei Sith, il mio cantante scende dal palco e si arrampica sulla transenna con una grazia che ricorda Nino Castelnuovo nella pubblicità dell’Olio Cuore…
Strige mani, si lascia toccare. SONO SENZA PAROLE!

Tutto questo è decisamente TROPPO! Ma dov’è finito il flanellone dell’anno scorso? L’uomo che era ancorato al microfono come una statua di sale, che fine a fatto? Ipotizzo un effetto Sansone-inverso: lo scazzo cosmico era nei capelli. Eliminato il problema, ora abbiamo a che fare con un frontman che, con due mosse di anca, quattro parole in lingue assurde e una sventagliata di polso molle (al confronto i reali inglesi sono dei semplici paesanotti), ha scacciato tutti gli incubi popolati dalla versione mignon di Renato Zero.
Brian, anche meno va bene lo stesso, te lo assicuro. Che poi ti fai male se cadi dalla transenna con quelle suole lisce lisce. Ruzzoli giù, ti rompi una gamba, tour finito, cancrena al piede e si ricomincia! No eh!

Solo un breve appunto: l’accappatoio sopra i vestiti è un po’ volgar-plebeo. La prossima volta (a Varsavia magari!), per cortesia, solo un paio di babbucce in morbido cachemire e due gocce di Loulou di Cacharel. Grazie.

#besttocome

Per chi volesse godere dell’esibizione in bathrobe: https://www.youtube.com/watch?v=suWGl_W0nGc&feature=youtu.be

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