OSLO – 16 ottobre 2016
SIGNORI, I PLACEBO SPACCANO. IL CUORE, SOPRATTUTTO!



Ed eccoci, con svariati neuroni, un passaporto e due cappelli in meno, alla terza data del tour. Dopo essere stata liberata dalla stanza (deve esserci un problema alla porta…) sono pronta per affrontare la giornata.
A Oslo, se possibile, fa ancora più freddo che a Copenaghen. E anzi la città è bastarda, perché dopo aver illuso con una maledetta primavera alle 9 della mattina, propina un 2 gradi secchi conditi da vento e leggera pioggerella. Insomma il clima ideale per affrontare quelle 7/8 ore di coda, evitare di finire in terza fila e quindi non vedere una beneamata ceppa.

Per fortuna le prime 2 ore di coda ci vengono allietate da due tizi non meglio identificati che attaccano un bottone infinito; non si capisce bene chi siano ma appuriamo che non sono fan e che non sono lì per il concerto. Si vede che a Oslo è perfettamente normale uscire alle 8 del mattino di domenica e sedersi a parlare con entusiasmo a delle persone che tutto hanno in mente tranne intrattenere una conversazione con due individui che passano allegramente da: “ho un amico in Sicilia” a “la coltivazione dei Kiwi peruviani mi sta molto a cuore”…
Ora, cercate di immaginare un uomo sulla 50ina, biondo palesemente tinto, abbronzatissimo, in un abito gessato chiaro completo di panciotto e sciarpa multicolor, che si accompagna a un ragazzotto dalla dentatura approssimativa, con un bomber anni 90 e un orologio enorme e dorato… Ecco questi due, dopo aver tessuto le lodi di noi italiane (“siete così belle, così entusiaste, così solari”), ci hanno rimproverate perché facevamo troppo rumore (“insomma qui ci sono persone che cercano di dormire!” MA DOVE CHE CI SONO SOLO UFFICI CHIUSI E NON C’è UN’ANIMA VIVA NEL RAGGIO DI CHILOMETRI!). Poi, non si sa come, arriva Mick e il tizio biondo tinto si accaparra un plettro dei Placebo… Sono senza parole!

La giornata passa in modo o nell’altro: al tavolo delle irriducibili si possono percepire discorsi confusi che vanno dalla situazione politica italiana, alla comparazione economico-sociale tra le maggiori città europee, al ruolo fondamentale/inutile di Steve Hewitt, alla nuova taglia dei pantaloni di Bill, al colore della tinta di Fiona. Le uniche due note di colore sono un ragazzo a piedi nudi (nuova moda americana mi dicono, abuso di metanfetamine sospetto io) che si mostra entusiasta dei Placebo ma poi gira i tacchi (si fa per dire…) e se ne va e un altro che cerca di convincerci a comprare il suo CD indossando una maschera da tigre e producendo suoni non appartenenti al mondo umano o animale.

Finalmente arrivano le 19, siamo dentro, buona posizione.
I Mirror sono ancora una volta impeccabili (Gary è vestito di tutto punto perché, incredibilmente, fa un freddo porco anche dentro!). Non spuntano ortaggi sul palco stavolta ma, in compenso, ci accorgiamo subito che l’acustica fa abbastanza sanguinare i padiglioni auricolari. La voce non si sente (e non per colpa sua) nemmeno nelle prime file… 
Cominciamo bene…

Brandon monta il mini microfono proprio in linea retta e io già ho un balzello allo stomaco. Poi parte di nuovo Every Me Every You (Bitch Version) e quando ti accorgi che hai cantato tutto il tempo con la mano sul cuore, come il più ligio dei giocatori della Nazionale di calcio farebbe con l’inno di Mameli, vuol dire che non c’è più ritorno.

La scaletta è identica alla sera precedente: si comincia con Pure Morning, avanti con Loud Like Love e Jesus’ Son cui stasera però mancano l’attacco e il sonoro fucking di Copenaghen. Soulmates e Special Needs vanno via lisce. Pausa pipì (mmmmh, stasera la prostata si fa sentire prima eh!) e poi è la volta di Lazarus. TMF non manca di certo e, sarà che fa schifo a tutti, ma ci si sgola come se non ci fosse più bisogno di avere corde vocali funzionanti. 


Dalla mia parte della transenna è un’esplosione di cuori: come mamma oca quando vede il pulcino prendere il largo è tutto un: “ma come sono bravi… quanto orgoglio!” . 20 Years (versione completa) è perfetta così come pure I Know, anche se meno sofferta di due sere fa. Devil è particolarmente urlata, forse perché subito dopo c’è un’altra pausa pipì… Space Monkey mi brasa le retine a causa di un faro rosso puntato inspiegabilmente sulla mia faccia, ma sopravvivo. Allo sbaciucchiamento del microfono su Exit Wounds invece non penso che ce la farò.
Saltando qua e là: i video hanno smesso di funzionare ma non saprei su quale canzone. Me ne sono accorta solo perché mi aspettavo di vedere Bowie su WYIN e invece è stato tutto tristemente nero fino a metà canzone (forse il tecnico era a prendersi una birra, non so…). Lady of the Flowers che non mi piaceva, diventa ogni giorno più bella e credo stia nascendo un nuovo amore. La Maggie di Slave to the Wage, dopo qualche anno a fare la witch, è tornata al suo ruolo di motherfucker bitch. Song to Say Goodbye forse ha un video troppo presente (sembra che stiano suonando in salotto mentre uno cerca di vedere un film su un maxi schermo).
Su Teenage Angst Brian sorride un sacco (chissà perché, forse si è ricordato che è quasi finito lo show!). RUTH avrà anche rotto le palle (perché diciamolo, bella è bella, ma ce la portiamo dietro da un po’ troppo, Su Brian hai fatto delle belle cover, cambiamo dai. Parliamone per lo meno!)


Ma ATTENZIONE: sta per verificarsi un paradosso che forse diverrà più famoso di quelli di Zenone. Lo chiameremo “Il paradosso della fan e la transenna”: la tua socia viene praticamente buttata in prima fila e dopo 10 secondi netti scappa via. Al che, la gentile ragazza che le ha offerto il posto lo propone a te. E tu cosa fai? RIFIUTI! Per viltade, come un novello Celestino V, rifiuti la prima fila. Probabilmente ti sei bevuta il cervello a colazione pranzo e cena, è chiaro… o forse la tensione è troppo alta per affrontare anche la transenna a questo punto dello show. 
Finisce e bisogna placarsi: quale metodo migliore se non prendere due spettatrici a caso ammorbandole con un serrato interrogatorio sul loro tasso di gradimento del concerto? Il fatto che una delle due stesse palesemente cercando di arretrare, allibita davanti a due piccole fan italiane armate di birra e dallo sguardo chiaramente fuori controllo, è un dettaglio su cui non soffermarsi.

Il giudizio comunque è unanime: stanno migliorando! Certo non c’è la sofferenza di Copenaghen e Aarhus non è nemmeno lontanamente da citare. Più tecnicismi e meno cuore. Però lo sguardo si è abbassato più volte, meno timore, più sicurezza. E soprattutto UN FLORILEGIO DI MOSSE DA VERA LADY. Il polso non era molle, era stramolle! Nemmeno se mi alleno per un anno 12 ore al giorno arrivo a un tale livello! Ammiccamenti con il tecnico delle chitarre (ricordate quello della sera precedente con cui abbiamo sfoderato una figura di merda poderosa? Ecco, lui!), giochini e sguardi che, se non lo vedremo più, potremo provare a cercare a Casablanca perché il cambio sesso per quel pover’uomo mi pare l’unica via percorribile. Come si possa essere in balìa ormonale di un uomo che, mani sui fianchi e bacino proteso, proclama I’M A LADY rimane per me più oscuro del quarto segreto di Fatima!



Qualche nota di colore:
PREMIO PER LA FAN Più MOLESTA: allora, io capisco che a un concerto ci si esalta e ci si muove. E si salta, si urla e si canta. MAPORCAVACCALADRA non puoi ballare come se tu fossi una cubista solista da discoteca, dimenandoti come una tarantolata e usando i capelli come arma impropria. E grazie al cielo la prima sera me li son mangiati, la seconda ho beccato frustate dalla tua minchia di coda di cavallo, ma stasera il supplizio tocca a un energumeno cui mi pare proprio che di tutte ste mosse sexy non gliene freghi nulla. E per fortuna, se no questi capelli te li tagliavano, tanto non sono tuoi. E poi, presentarsi olezzanti di vino non è bello per diversi motivi: l’odore è sgradevole, il rischio vomito è altissimo e i fumi dell’alcol ubriacano anche gli altri. Nota positiva: gli sguardi di compatimento di Brian. EVVIVA, bella figura di palta. Complimenti!

PREMIO PER LA FAN Più DOLCE: una signora parigina, più vicino ai 70 che ai 60, in fila dalle 7 del mattino. Uno stoicismo mai visto. Seduta per terra per ore, che se lo facevo io a quest’ora avevano chiamato la gru per rimettermi in piedi e poi mi avrebbero trasportata direttamente in ospedale.  Gentile, carina, disponibile: che ti viene voglia di coccolartela tutta! E che grinta ragazzi! Le ha cantate tutte e con più entusiasmo di Brian! Ora però, con tutto il bene del mondo, io vorrei sapere come diavolo fa il mio cantante a dire che nelle prime file ci sono solo teenager… Hai tolto le lenti? Hai fatto l’operazione per la miopia inversa? Tieni gli occhi chiusi e spari parole ad cazzum?

PREMIO PER LA LOCATION Più STRONZA: vince il SENTRUM SCENE! Oltre a impedire a due poverette di uscire perché avevano una birra in mano (cioè all’interno puoi bere anche l’acqua delle piante ma fuori sul piazzale no, che fa brutto), si sono verificate robe mai viste: tentativi di scannerizzare i codici a barre mettendoci un dito sopra, manovre per perquisire borse che non c’erano (e numerosi tentativi prima di convincere il tizio che la ragazza in questione la borsa non l’aveva davvero!), un’energumena dello staff che cerca di spingerti dentro attraverso un pertugio e il suo collega, convinto che sia tu a pressare, ci manca poco che ti rimandi indietro a suon di sberle. Per 3 volte di seguito. Ecco come succede che perdi la transenna nonostante 12 ore di fila. Che poi io per lo meno ero in un’ottima posizione in seconda fila. E va benissimo. Ma tu, brutta stronza che hai detto “No no, a me non interessa stare davanti”? Che cagarella ti colga! (e sì, è sempre la cubista mancata di cui sopra!)



Dopo una giornata del genere serviva un buon sonno ristoratore e poi tra poco si parte per Stoccolma! Se non fosse che la porta della mia stanza si blocca di nuovo e devo di nuovo farmi liberare. Non capisco cosa possa essere ma adesso sono terrorizzata che si blocchi ancora. Cosa che chiaramente succede. E chiaramente chiamo di nuovo in reception. “Arriviamo signora non si preoccupi. Che strano, ci dispiace” Anche a me, porca miseria. Poi, un fulmine… una lampadina, un orrido sospetto. Ma in realtà non posso credere di essere così scema… Provo e sì, sono davvero così scema. La porta si sarebbe bloccata da qui all’eternità visto che per aprila non dovevo tirarla, ma spingerla…
Abbiate pietà, sono gli ormoni in subbuglio, la menopausa, la molkoaddiction. Altro che la cancrena al piede!


#besttocome

Per chi volesse deliziarsi, una gallery più sostanziosa è presente qui: https://it.pinterest.com/fbosetti/placebo-copenaghen-16-oct-2016/

Commenti

  1. Il tizio "biondo palesemente tinto, abbronzatissimo"... mi pare di vedere Trump con due decenni di meno xD
    Per il resto... uno spasso [♥] leggere le tue-vostre avventure!!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Grazie Alice! Ti assicuro che erano proprio due loschissimi figuri e si sono pure fregati i plettri 😑

      Elimina

Posta un commento

Post più popolari